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domenica 23 agosto 2020

Ecco perché il Maestro stesso chiede direttamente ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?

  Il Vangelo nella 21 Domenica per annuo 
  Cristo, Tu ci sei necessario  



 Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Gesù aveva lasciato Tiro e Sidone e si era ritirato con i suoi discepoli nella regione di Cesarea di Filippo città situata ai piedi del monte Hermon nell’estremo nord di Israele. Il luogo si presentava come un crocevia, appositamente scelto dal Maestro. Infatti vi si adoravano altri dei. E lì sgorgano le fresche acque del Giordano. Il luogo sembrava propizio: un invito a riflettere sul senso della vita e sulle opportunità di una realizzazione personale con Lui. Tutto diventava chiamata e vocazione. La natura stessa invitava i pellegrini ad ascoltare la parola di Dio a scegliere con saggezza il cammino della propria vita.
 
Al centro del Vangelo di questa domenica vi sono due domande fondamentali. Lo sono state per i discepoli allora, lo sono e lo saranno per ogni cristiano: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». I discepoli riportarono a Gesù l’opinione corrente che vedeva nel Giovane Rabbi di Nzareth un profeta: secondo alcuni egli sarebbe Giovanni il Battezzatore risorto dai morti; secondo altri sarebbe il nuovo Elia, il grande profeta rapito da Dio in cielo; secondo altri ancora in lui rivivrebbe Geremia, il profeta duramente perseguitato dalla classe sacerdotale del suo tempo.
 
Tutte risposte che contenevano una parte di verità, ma ancora insufficienti a esprimere esattamente chi era ed è veramente Cristo.
Ecco perché il Maestro stesso chiede direttamente ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». In questo caso, essi non potevano più limitarsi a riferire i pareri e le opinioni della gente su Gesù; dovevano dire che cosa ne pensassero loro stessi! I Dodici, soprattutto, avevano seguito il Maestro per circa tre anni; l’avevano conosciuto da vicino; avevano lasciato la casa, la barca, il padre; erano indubbiamente rimasti ammirati dai miracoli, affascinati dalle sue parole e dai suoi insegnamenti, stupiti e sorpresi dal suo stile di vita: che ne pensavano?

Il diaologo di Gesù con i suoi discepoli si snodò  lungo questa direttrice:


·            «La gente chi dice che il Figlio dell'uomo?». Per rispondere a questa domanda è sufficiente prestare attenzione alle voci, alle opinioni e ai commenti della gente. È sufficiente raccogliere qua e là delle informazioni. E al riguardo nessuno è compromesso direttamente e personalmente. Chiunque può sapere e conoscere molte cose su di Gesù e non muovere neppure un passo per seguirlo. 
 
·            «Ma voi chi dite che io sia?». Gesù provocò i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Per rispondere a questa seconda domanda è necessario scendere nel profondo del proprio cuore. Ci vuole un supplemento di fede. Gesù ci chiede cosa significhi Lui per noi. E non è sufficiente rispondere con dati imparati a memoria. È necessario esaminare la verità profonda della propria esistenza e la decisione personale di seguire il suo cammino. La fede cristiana non è soltanto adesione dottrinale, ma comportamento e vita segnata dal nostro rapporto con Gesù. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui.
Al centro del brano evangelico c’è il breve ma serrato dialogo tra Gesù e Pietro. Centinaia di libri sono stati dedicati a commentare questo incrocio di dichiarazioni:
 
·            «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Solenne professione di fede, che da allora la Chiesa continua a ripetere. Ecco la vera identità del Maestro! Pietro riconobbe in Gesù il Cristo, cioè il Messia, il Re di pace e di giustizia atteso da Israele in favore di tutta l’umanità. Anche noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero "tesoro" per il quale vale la pena di sacrificare tutto. Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano
 
·            «Beato sei tu, Simone, … perché te lo ho rivelato il Padre mio che è nei cieli». Ed è proprio in quanto destinatario di questo dono di grazia che Simone riceve da Gesù un nome nuovo, Kefa’ Pietra. Pietro è la forma in cui si è resa in italiano la parola ebraica Kefa', che significa roccia, pietra inamovibile. Nei Vangeli si possono trovare molte beatitudini o espressione di compiacimento. Questa benedizione sottolinea la povertà delle nostre scoperte umane. E proclama la misericordia di Dio che ha rivelato la sua volontà svelando al tempo stesso la nostra fortuna. 
 
·            «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». L'originale gioco di parole indica che Pietro è la roccia. È la prima volta che Gesù parla della Chiesa, la cui missione è l’attuazione del disegno grandioso di Dio di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia. Il pescatore di Galilea è proclamato da Gesù fondamento della sua comunità, la Chiesa, e roccia capace di confermare i fratelli nella fede. “Sulla roccia di questa fede, confessata da san Pietro, Cristo ha fondato la sua Chiesa” (CCC 424). Dopo questa dichiarazione Gesù aggiunse una promessa.
 
            «A te darò le chiavi del regno dei cieli».  “Il “potere delle chiavi” designa l'autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa” (CCC 553). Il piano di Gesù riguardo alla sua Chiesa sussiste nel tempo, secondo la tradizionale interpretazione cattolica delle tre metafore: la pietra, le chiavi, il binomio legare-sciogliere. “Il potere di “legare e sciogliere” indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli” (CCC 553). Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa! Nessuno può dire Cristo sì, la Chiesa no! La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui. La missione di Pietro e dei suoi successori è quella di servire l’unità dell’unica Chiesa di Dio; il suo ministero indispensabile è far sì che essa sia la Chiesa di tutti i popoli. Servire dunque l’unità di quanti in Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle è la peculiare missione del Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro.

Cari Amici
Chi è Gesù? Questa domanda percorre, in forme differenti, tutto il Vangelo ed è  centrale per la nostra fede. Dalla risposta a tale interrogativo dipende la nostra relazione con lui, il Signore della nostra vita. Il cristianesimo non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo consiste nell’incontro e nel rapporto personale con Gesù.
A
ll’inizio dell’essere cristiano, all’origine della nostra testimonianza di credenti non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. L’incontro con Gesù colpisce, afferra, coinvolge e muove la libertà. E questo perché soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore. Ogni cristiano potrà dirsi tale se, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, rinnoverà tutti i giorni il suo incontro personale con Gesù Cristo e prenderà prendere ogni giorno la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta.
 
La domanda di Gesù raggiunge oggi ciascuno di noi: "Tu chi credi che io sia?". Centro e cuore della fede è riconoscere Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio che dona la vita per noi. La situazione del dialogo di Cesarea di Filippo non è mutata. Nel nostro contesto culturale e sociale c’è un certo disagio di fronte a questa domanda. Non solo anche oggi su Gesù ci sono le più diverse opinioni della gente: ma quel che è peggio è che non si pensa a Gesù come il Redentore dell’uomo, il Salvatore, il Messia. Libri, racconti fantasiosi, interpretazioni fuori di ogni sana tradizione hanno frantumato Gesù Cristo e la sua identità.
 
Gesù domanda a ciascuno, oggi: "Per te, chi sono io?". La risposta coinvolge tutta la propria persona, scava in profondità, non lascia scappatoie. Il Maestro esige una risposta che impegni in prima persona: non si può rispondere per sentito dire. Ognuno a questa domanda deve rispondere con la propria esperienza personale di Cristo. Avere a che fare con lui non è un evento innocuo o marginale: deve coinvolgere tutta la persona. Il cristianesimo, infatti, non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo è il mio rapporto con Gesù!

Spesso la nostra tentazione è quella di voler essere cristiani senza sequela del Maestro Gesù, riducendo la nostra fede a una affermazione dogmatica o all’adorazione di Gesù come Signore e Figlio di Dio. Il criterio per verificare se crediamo in Gesù come il Figlio di Dio incarnato è quello di verificare se siamo disponibili a seguire solo Lui. Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.

Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.

Una cosa è certa: quelli che hanno fatto questo salto non tornerebbero indietro per nulla al mondo e anzi si stupiscono di aver potuto vivere tanto tempo senza la luce e la forza che vengono dalla fede in Cristo. Come S. Ilario di Poitiers che si convertì da adulto, essi sono pronti ad esclamare: "Prima di conoscerti, io non esistevo".

Il Papa Paolo VI, vero innamorato di Cristo, scrisse:
O Cristo, Tu ci sei necessario per venire in comunione con il Padre,
per diventare, con Te, che sei unico Figlio, Suoi figli adottivi.
Tu ci sei necessario, o solo Maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e destino e la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del genere umano,
per ritrovare le ragioni della vera fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia,i tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, o Cristo, Signore, Dio-con-noi,
per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino faticoso della vita,
fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli". (Quaresima 1955)
 
Tutti noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero tesoro per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano.
Allora: chi è Cristo? Dalla personale nostra risposta dipenderà la nostra vita.

Padre, fonte di sapienza,
che nell’umile testimonianza dell’apostolo Pietro
hai posto il fondamento della nostra fede,
dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito,
perché riconoscendo in Gesù di Nazaret
il Figlio del Dio vivente,
diventino pietre vive
per l’edificazione della tua Chiesa.

 

mercoledì 8 aprile 2020

Il Vangelo di Aprile 2020: Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

 A te la lode e la gloria nei secoli
Signore Gesù, tu chiami noi tutti a te. Fa’ che sentiamo la forza del tuo nome. Come Mosè nel deserto innalzò su un’asta un serpente di bronzo, così era necessario che il Figlio dell’uomo fosse scacciato dalla terra perché chi crede in lui possa avere la vita eterna. Concedici, Signore, la vita eterna in conformità alla nostra fede e alla tua misericordia.

Gv 8,31-42



PRIMA LETTURA

Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.

Dal libro del profeta Daniele 3,14-20.46-50.91-92.95
In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?». Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto». Allora Nabucodònosor fu pieno d'ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azarèa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l'interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Cosè il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi». Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all'infuori del loro Dio».

Parola di Dio.



CANTO AL VANGELO 

(cf. Lc 8,15)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Lode e onore a te, Signore Gesù!




VANGELO

Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 8,31-42

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Parola del Signore.


Martedì’ - 5.a Quaresima

Meditazione sul Vangelo di Gv 8,21-30

Se non credete che Io sono, morirete nei vostri peccati.

La paura  chiude all’uomo alla vita, così come il male. Le tenebre, l’ambiguità, il compromesso illudono di allietare la nostra esistenza, ma in realtà la intristiscono, la disgregano. Gesù avverte i giudei: «Se continuate a vivere così, morirete nel peccato». Per chi invece lo segue, Gesù avrà parole rassicuranti: «Vi prenderò con me». La differenza sta nella sequela: chi segue Gesù prende parte alla sua vita, entra in comunione con lui e lo raggiunge nella casa del Padre. La proposta del Signore è dunque di credere in lui. I giudei non vogliono comprendere e ironizzano: «Tu chi sei?», come se Gesù non l’avesse già detto. La loro chiusura non conosce speranza, è un peccato consumato con lucidità. Per questo il Signore pone un solo rimedio: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo allora conoscerete che Io sono». Dà loro appuntamento sotto la croce, quando sarà innalzato e si rivelerà la potenza dell’amore di Dio in Cristo crocifisso e risorto. Il peccato dei giudei lo condurrà sulla croce, ma proprio la croce, mistero d’amore, potrà salvarli. 






 Preghiera finale

Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno.










mercoledì 2 ottobre 2019

Vangelo di Oggi: 02 Ottobre 2019 - I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.



Vangelo di Mercoledi'
Ss. Angeli custodi (m); B. Antonio 
26.a di Tempo Ordinario - Mt 18,1-5.10
Darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.


PRIMA LETTURA 
Mando un angelo davanti a te.
Dal libro dell'Esodo 23,20-23a
Così dice il Signore: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da' ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari. Il mio angelo camminerà alla tua testa».
Parola di Dio.




CANTO AL VANGELO (Sal 102,21)
R. Alleluia, alleluia.
Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che eseguite la sua volontà.
R. Alleluia.




VANGELO
I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 18,1-5.10
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Parola del Signore.

PREGHIERA 
Accogli, Signore, i doni che ti offriamo in onore dei santi Angeli; la loro protezione ci salvi da ogni pericolo e ci guidi felicemente alla patria del cielo. Per Cristo nostro Signore.

Meditazione sul Vangelo di Lc 10,1-12
Li inviò a due a due.
Voglia Iddio che non lottiate per mantenervi un pezzo di pane, per mantenervi un vestito, per mantenervi una casa! Voglia Iddio che lottiate per essere missionari di Dio nel mondo, profeti suoi, perché presentate una novità di vita. La vita nuova è l’amore a Dio e al prossimo che dev’essere portato in tutto il mondo. In altre parole siamo chiamati ad attuare il programma di Gesù: «Fare nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Gesù realizza questo programma oggi, nella misura che noi siamo, diventiamo popolo di Dio. Solo come popolo possiamo cambiare la storia; come individui possiamo fare solo qualche atto di bontà. Per essere popolo bisogna riconoscere i carismi e le aggregazioni ecclesiali basate su di essi. Senza questo riconoscimento si acceca la Chiesa. Poi bisogna mettere in atto il principio: «Quando la vita interpella la fede, riunisci il popolo e rispondi alla vita secondo la fede». Ogni carisma farà la sua parte specifica.
Don Oreste Benzi









venerdì 31 maggio 2019

Vangelo di Oggi: 31 Maggio 2019


La Parola di Venerdì 31 Maggio 2019
S. Silvio di Tolosa; S. Petronilla
VISITAZIONE B. V. MARIA
Sof 3,14-17 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56
Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.



PRIMA LETTURA  

Il re d'Israele è il Signore in mezzo a te. 
Dal libro del profeta Sofonia 3,14-18
Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». 
Parola di Dio. 



SALMO RESPONSORIALE (Is 12,2-6) 
R: Grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. 
Ecco, Dio è la mia salvezza; 
io avrò fiducia, non avrò timore, 
perché mia forza e mio canto è il Signore; 
egli è stato la mia salvezza. R.
Attingerete acqua con gioia 
alle sorgenti della salvezza. 
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, 
proclamate fra i popoli le sue opere, 
fate ricordare che il suo nome è sublime. R.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, 
le conosca tutta la terra. 
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, 
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. R.



CANTO AL VANGELO (cf. Lc 1,39.44) 
Alleluia, alleluia. 
Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto: 
in te si è adempiuta la parola del Signore. 
Alleluia. 




VANGELO  
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili. 
+ Dal Vangelo secondo Luca 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. 
Parola del Signore. 




OMELIA 
L'"Ave Maria", la preghiera con cui salutiamo ed invochiamo la Vergine, iniziata dall'Angelo Gabriele, è oggi proseguita e completata da Elisabetta. La prescelta da Dio per essere la madre del Signore, colei che concepirà il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, ha saputo dal messo divino che anche Elisabetta, che tutti dicevano sterile, è ormai prossima alla maternità. La Madre di Dio, che si era professata "la serva del Signore", ora la vediamo salire in fretta verso la montagna per raggiungere la sua parente e diventare la sua serva. Splende l'umiltà di Maria, brilla di luce vera nel suo cuore purissimo l'amore del Signore; è piena di grazia, lo Spirito Santo è sceso su di lei, la potenza dell'Altissimo l'ha adombrata, ora sollecita e quasi ignara della sublime dignità a cui Dio stesso l'ha innalzata, deve testimoniare lo stesso amore ad Elisabetta, deve prestare a lei quegli umili servizi di cui ogni mamma ha bisogno prima del parto. Proprio da questa testimonianza è della completa disponibilità di Maria, proprio nel dare gratuitamente amore, anche ciò che è arcano, velato nel mistero e chiuso nel segreto del cuore, si svela in un incontro di due anime votate a Dio e illuminate dallo steso Spirito. Al saluto di Maria esulta il bambino nel grembo di Elisabetta. Lei, piena di Spirito Santo, riconosce nella giovane parente "la madre del Signore" e la proclama "benedetta fra tutte le donne" perché ha creduto alla parola del Signore. Esplode in un canto di lode e di ringraziamento la vergine Maria: canta e magnifica il Signore, esulta in Dio salvatore, perché ha posato il suo sguardo di compiacenza sulla sua povertà. Ora più nulla può nascondere Maria e la sua "beatitudine" dovrà essere proclamata nei secoli futuri. La misericordia divina sta per espandersi sul nostro mondo per tutti coloro che, con la stessa umiltà di Maria, accoglieranno i doni di Dio. L'incarnazione del Verbo viene a cancellare la superbia degli uomini e ad esaltare gli umili. La grande promessa di salvezza definitiva ed universale, scandita da Dio sin dal principio, ora si compie, sta per nascere nel grembo della vergine Maria. I motivi della gioia vengono lanciati dal quel canto a tutta l'umanità, l'esultanza di Maria si trasferisce alla Chiesa del suo Bambino, che ancora ogni giorno al calar del sole, con le stesse parole, con la stessa gioia canta il suo "Magnìficat". Abbiamo imparato da lei e ci verrà confermato da Cristo stesso che i privilegi divini non vengono dati per una personale esaltazione, ma per la gloria di Dio e per l'edificazione del nostro prossimo. Maria, la benedetta fra tutte le donne, la Madre del Signore, prima del suo Gesù, insieme a lui, portato in grembo, sale la montagna per essere la serva di Elisabetta e la nostra serva, assumendo così il suo ruolo di Madre della Chiesa, prima ancora che il suo Figlio, morente sulla croce, la proclamerà tale. (Padri Silvestrini)




L'anima mia magnifica il Signore * 
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.