Visualizzazione post con etichetta Preghiera. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Preghiera. Mostra tutti i post

lunedì 7 marzo 2022

Vangelo di oggi Martedì 8 Marzo 2022 - Voi dunque pregate così.

Martedì 8 Marzo 2022
S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino
1.a di Quaresima
Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce

Mt 6,7-15




PREGHIERA DEL MATTINO


“Ho offuscato la bellezza della mia anima, o Creatore; l’oscurità ha invaso il mio cuore e il mio desiderio si è legato alla terra, ho fatto a brandelli i vestiti originari che tu mi avevi tessuto. Ho contemplato la bellezza dell’albero del male e il mio spirito ne è stato sedotto. Mi sono trovato nudo e mi sono nascosto. Non ho risposto, Signore, quando mi chiamavi per nome”. Ma oggi nel deserto di questa Quaresima ho di nuovo sentito la tua voce, e non chiuderò più il mio cuore; entra nella tenda della mia carne affinché da questo tempio spirituale si innalzi il sacrificio di una preghiera continua.





PRIMA LETTURA 

La mia parola opera ciò che desidero.
Dal libro del profeta Isaia 55,10-11
Così dice il Signore: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Parola di Dio.






(Dal Salmo 33)


R: Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. R.

Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. R.






CANTO AL VANGELO (Mt 4,4)

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!





VANGELO 

Voi dunque pregate così.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Parola del Signore.


OMELIA

L’umile, il povero, l’indigente, colui che nutre viva fiducia, spontaneamente implora aiuto. Chi è grato intona inni di lode e di ringraziamento al benefattore. Chi sa entrare nel mondo dello spirito, varca i confini angusti del mondo e della materia per elevarsi in più spirabil aere. Chi è puro di cuore vede Dio e lo riconosce, lo ascolta e l’invoca come Padre. Sono questi i presupposti perché l’essere umano si apra alla preghiera autentica. Non è quindi questione di parole o di formalismi esteriori. Il nostro Dio e Padre sa di quali cose abbiamo bisogno. Essendo egli bontà infinità, non deve essere convinto da noi a piegarsi alla nostra volontà. La prima cosa da chiedere, convinti che il volere divino è ispirato solo ed elusivamente a bontà e sapienza infinite, è che si compia quella volontà in perfetta armonia tra cielo e terra. Così affermiamo il primato di Dio nel mondo e, allo stesso tempo, la mèta finale a cui tutta la nostra esistenza deve tendere. Implicitamente chiediamo anche di conoscere, per quanto ci è possibile quella divina volontà, per poter poi conformare ad essa la nostra vita. Esaudite ed implorate le urgenze primarie dello spirito, chiediamo a Dio Padre il pane quotidiano. Diciamo il «nostro» pane per affermare l’impegno a condividere con i fratelli quel pane, affinché come quello che viene consacrato sugli altari, divenga strumento di carità e di comunione fraterna. È in questo spirito e con questo impegno di fraternità vissuta che chiediamo infine la remissione dei nostri peccati. Manifestiamo così la nostra vera ed estrema povertà e quell’anelito di perdono e di riconciliazione che ci restituisce la vera dignità di figli e ci consente di poter pregare Dio e chiamarlo con il dolce nome di padre. È importante riflettere sugli effetti delle nostre eventuali chiusure nei confronti del prossimo: «Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». (Padri Silvestrini)






PREGHIERA DELLA SERA

“Il peccato ha cucito per me abiti di pelle, dopo avermi spogliato del vestito tessuto dal Dio stesso; ho sporcato la tunica della mia carne, io, che fui creato a tua immagine. Ho perduto la bellezza originaria, l’impronta della tua gloria, ho sfigurato e seppellito l’opera delle tue mani: cercami e ritrovami come la dracma perduta”. Poiché nella mia miseria, povero come sono, privo di te, ho gridato e tu mi hai ascoltato. Tu vuoi liberarmi da tutte le mie angosce perché io canti senza fine il canto della tua misericordia



Martedi - 1.a Quaresima

8 Marzo 202 / in Meditazioni, Rito Romano

Meditazione sul Vangelo di Mt 6,7 - 15


Abbiamo Dio per padre.Dicono le statistiche che un giovane su cinque prega ogni giorno: un giovane sì e quattro no ogni giorno sente importante rivolgersi a qualcuno che non vede, non tocca, non sente, non è manipolabile come tutto quello che ci circonda e gli affida qualcosa della sua vita: un sogno, una domanda, un grazie, una richiesta, una preghiera insomma.

È per scaramanzia, come portarsi un portafortuna in tasca, è per abitudine, è per bisogno, è per fede o disperazione dopo averle tentate tutte, è per gioia incontenibile…? Sta di fatto che ti affiora alle labbra o alla mente una preghiera, un atto di affidamento, un dialogo semplice, magari fatto di monosillabi o di formule mandate a memoria che vogliono bucare la tua vita spesso piatta per forare il cielo. E’ un bisogno molto umano, ma non sempre si è capaci di tradurlo in qualcosa di bello, di non petulante, di tuo, di gioioso, di vero. Gesù aveva davanti proprio uomini in questa difficoltà quando si sente dire: insegnaci a pregare. Ti vediamo così bello e felice quando preghi, stai ore e ore con un volto così disteso e sereno che ci fai invidia. Noi non siamo capaci di pregare, ci stanchiamo di formule senza senso, quelle che ci hanno insegnato in sinagoga non ci danno la gioia che hai tu sul volto. E Gesù insegna loro: quando pregate dite:  padre nostro. Insegna a chiamare Dio col nome bellissimo di papà, abbà, un nome che da solo cancella tutte le distanze, le paure, le bestemmie che noi senza senso tante volte diciamo. Dio è un papa di quelli veri, di quelli che si spendono per la famiglia, di quelli che sanno perdere tempo e giocare con i figli, di quelli che fanno di tutto per mettere pace, di quelli che danno forza, che ti sostengono anche con un rimprovero, con uno sguardo duro, ma che non ti mollano mai, non ti lasciano solo, sanno aspettarti al ritorno dalle tue stupide avventure e sono disposti a ricominciare. E tu gli dici che vuoi fare quello che vuole lui, perché sai che per te desidera il massimo, che sogni un mondo bello come piace a lui, gli chiedi di avere ogni giorno quello che ti è necessario nella vita ed è tale la stima che hai per lui che vuoi diventare capace di perdono come lo è lui per te. Una preghiera così apre il cuore alla speranza.

Ma questa speranza so dove trovarla?


PAROLA DEL GIORNO


Il ricco che compie uno sbaglio trova chi lo sostiene, ma il povero, se cade, è respinto anche dai suoi amici (Ecl 13,21)


VIVERE LA PAROLA

Non dare in anticipo un cattivo giudizio su una persona.
Dagli l’opportunità di spiegarsi e vedrai che, il più delle volte, 
ci sbagliamo nei nostri pregiudizi.
«Non giudicate se non volete essere giudicati», ha detto il Maestro.
Con la misura che useremo verso gli altri, 
saremo a nostra volta misurati.







lunedì 14 settembre 2020

Il Vangelo di Oggi: Settembre: 2020: Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo

 Vangelo di Lunedì Settembre 2020: S. Gabriele T.D.

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (f) – P

Non dimenticate le opere del Signore!

Gv 3,13-17



PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù, tu hai accolto la croce come un letto nuziale poiché là sono stati versati l’acqua e il sangue delle nozze di una nuova Cana. Ti hanno coricato nudo, come Noè nel giorno della sua ebbrezza, ti hanno coricato affinché tu ti addormentassi nella morte, ebbro d’amore, nel torchio della croce. Essa è ora il segno della riconciliazione che abbraccia il mondo celeste e il mondo terreno in una sola amicizia. Quale invenzione del tuo amore, quando le parole dei profeti, che gridavano l’amore del Padre, erano inchiodate alle loro bocche dai colpi e dal disprezzo di un popolo adultero. Gesù “con la tua croce tu hai distrutto la morte, hai aperto il paradiso ai ladroni, hai asciugato le lacrime delle donne sante; hai mandato i tuoi apostoli a predicare la tua risurrezione, Cristo Dio, dando al mondo la tua grande misericordia”.


PRIMA LETTURA

Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.

Dal libro dei Numeri 21,4b-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Parola di Dio.


SECONDA LETTURA

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.




CANTO AL VANGELO

R. Alleluia, alleluia.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,

perché con la tua croce hai redento il mondo.

R. Alleluia.




VANGELO

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.


OMELIA

L’esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio. Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.


PREGHIERA DELLA SERA

“Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato”. È la fede viva che ti tocca, come lo Sposo del Cantico è commosso dallo sguardo dell’amata. Ah! Possa io invocarti con la fiducia di chi si sente amato, poiché tu mi hai riscattato a prezzo del tuo sangue! E dovrò temerti ora? Rinnova il mondo e fa’ che le menzogne del Maligno non ci ingannino più. Medica le nostre ferite con il tuo Corpo eucaristico, mandaci lo Spirito che indirizzerà la nostra volontà di guarire verso l’unico medico delle anime moribonde.


Lunedì – 24a Tempo Ordinario – Esaltazione della Santa Croce – P

Meditazione sul Vangelo di Gv 3,13-17

La morte che ci dà la vita.

Per l’Apostolo Giovanni la Crocifissione di Gesù era ormai l’inizio della sua glorificazione, perché con la sua morte lui sale in cielo per avere di nuovo la gloria che aveva prima della creazione. Nel deserto gli ebrei dovettero guardare il serpente di bronzo innalzato da Mosè su un bastone per essere salvati. Allo stesso modo, l’innalzamento di Gesù sulla croce è ciò che ci consente di riconoscere in lui la salvezza ed evitare la morte a causa del peccato.


Il popolo d’Israele che camminava nel deserto verso la Terra Promessa, mormorava continuamente contro Dio, manifestando così la propria sfiducia nei confronti del suo Signore nonostante Dio avesse compiuto numerosi prodigi per farli uscire dall’Egitto, e liberarli dalla schiavitù degli egiziani. Fu facile per loro fidarsi di Dio quando aprì il Mar Rosso per condurli alla salvezza mentre dietro di loro il mare inghiottiva i nemici che li inseguivano, ma quando vennero a mancare il pane e l’acqua, allora si insinuò il dubbio su Dio e dissero: “Perché ci ha portato a morire nel deserto? E’ meglio ritornare in Egitto”. E’ il grande peccato della mormorazione contro Dio. Un peccato che forse noi dimentichiamo di esaminare nella nostra vita. Anche noi siamo ferventi quando tutto va bene e non abbiamo problemi. Allora è facile dire che amiamo Dio. Ma quando ci imbattiamo in qualche difficoltà, ecco sorgere in noi l’incertezza sull’amore di Dio, e la mormorazione: “Perché Dio dice che mi ama se poi permette che avvenga questo nella mia vita?”. In verità, questo significa che la mia fede e la mia fiducia sono fragili. Ma Dio è ricco di misericordia. Siamo noi a punire noi stessi con la nostra mancanza di fiducia. Dio è sempre misericordioso anche se il nostro cuore, come dice il salmo, non è costante verso di lui e molte volte non siamo fedeli alla sua alleanza. Dio vuole la mia salvezza, perché “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Questo è il nocciolo del cristianesimo: un Dio che si fa uomo per amore, che soffre per amore e che perdona con amore. Come gli Israeliti che guardavano il serpente di bronzo guarivano, così anche chi guarda con fede il figlio di Dio “innalzato” sulla croce e intende il suo amore per noi guarisce dalla morte spirituale. Dobbiamo accogliere la misericordia di Dio, ma prima occorre riconoscere i nostri peccati, la nostra incostanza nei suoi confronti.


MEDITA IL VANGELO DI OGGI

Meditazione sul Vangelo di Gv 3,13-17 

La morte che ci dà la vita. Per l’Apostolo Giovanni la Crocifissione di Gesù era ormai l’inizio della sua glorificazione, perché con la sua morte lui sale in cielo per avere di nuovo la gloria che aveva prima della creazione. Nel deserto gli ebrei ...




venerdì 3 luglio 2020

Vangelo di oggi - Mio Signore e mio Dio

Mercoledì, XIII settimana 
del Tempo Ordinario
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Tu sei il mio Dio, a te innalzo la lode;
 tu sei il mio Dio, elevo inni al tuo nome; d gloria a te che mi hai salvato.

Gv 20,24-29

Preghiera
Dio onnipotente, tu sei indicibilmente piu' grande di quanto noi possiamo capire. Tu sei qui. La tua presenza ci circonda e ci anima come la calda luce del sole. Fa' che abbiamo fiducia totale in te e nella parola di tuo Figlio per poter sentire come Tommaso l'amore e la presenza di Gesù


Prima Lettura
Siamo edificati sopra il fondamento degli apostoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2,19-22
Fratelli, voi non siete più stranieri n ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, come pietra d'angolo lo stesso Cristo Ges. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
Parola di Dio.


Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo


(Dal Salmo 116)

R. Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. 
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.






Canto al Vangelo (Gv 20,29)

R. Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
R. Alleluia.


3 luglio: SAN TOMMASO Apostolo | Innamorati di Maria
Siamo edificati sopra il fondamento degli apostoli.


Vangelo (Gv 20,24-29)

Mio Signore e mio Dio!

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore!. Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: Pace a voi!. Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!. Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!. Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!.
Parola del Signore.



Omelia
Vorrei raccontarvi una storia. Parla di un ragazzo. Aveva una decina di anni e non sapeva ancora cosa volesse dire essere malato. Sulla strada aveva improvvisamente notato qualcosa che non andava. Sentiva un dolore acuto, aveva freddo e non sapeva cosa fare. Al dolore si aggiungeva il fatto che nessuno si occupava di lui, che nessuno lo notava. Le persone passavano senza prestargli attenzione. Fin col rientrare a casa. Tremava, e sperava che qualcuno lo sentisse. In quel momento arrivò sua madre e se ne accorse. Gli disse: "Non stai bene. Sei malato". E nello stesso istante, il peggio pass. Il ragazzo pensò: "Qualcuno sa e vede come sto". Certamente  avvenuta la stessa cosa per i discepoli quando improvvisamente  apparso Gesù in mezzo a loro e hanno detto: "Vedete, sono io". Nell'istante stesso in cui si  mostrato a loro, la loro paura si  trasformata. Capisco che Tommaso si sia mostrato tanto riluttante quando gli hanno detto: "Abbiamo visto il Signore". Probabilmente non era cos poco credente come sembra a prima vista. Forse aveva vagato per la strada senza sapere cosa fare, con una grande tristezza in fondo al cuore a causa degli avvenimenti recenti. Ed ecco che gli altri gli dicono: "Abbiamo visto il Signore e mangiato con lui". Sentiamo che Tommaso vorrebbe vedere di persona cose ancora più grandi. Gesù avvicina Tommaso con molta tenerezza. Tommaso può mettere la mano sulle sue ferite. Potrebbe capitare anche a noi, che abbiamo tutti un Tommaso in noi. Perché non siamo forse Tommaso quando diciamo: "Se non vediamo, non crediamo"? Gesù dice a Tommaso: "Vieni, puoi toccarmi". E poiché Gesù è così vicino a Tommaso e gli manifesta una tale tenerezza, egli non può che gridare, sconvolto: "Mio Signore e mio Dio!". Se capitasse a qualcuno tra noi di sentire il tenero amore e la presenza di Gesù, allora anche noi potremmo incontrarlo.
Georg Lokay




Preghiera
Vieni, Signore, al termine di questa giornata, e completa l'opera che hai cominciato fin dall'alba. Ristabilisci le nostre forze perdute, il nostro amore indebolito, la nostra fiducia ferita. Distruggi, Signore, i limiti del vecchio che resiste alla morte. Rompi gli otri del vecchio Adamo, cos terrestre, in modo da far nascere un uomo nuovo, Gesù Cristo, in ogni essere battezzato. Fa' di questa notte, o Padre, un segno della nostra vecchia condizione di peccatori che deve venire annientata, cos che, domani, la luce del nuovo giorno ci rallegri attraverso il trionfo di Gesù Cristo, tuo Figlio, sul peccato e la morte.


Venerdì – 13a Tempo Ordinario – San Tommaso Apostolo – P


Meditazione sul Vangelo di  Gv 20,24-29


Tornare a credere.

Tommaso è uno dei dodici apostoli scelti da Gesù. Il suo nome in ebraico significa “gemello” (in greco: “didimo”). Fu un discepolo pieno di affetto umano per il Maestro, ma ciò non è bastato a fargli conoscere davvero il Salvatore. Lo interroga, infatti, sulla sua origine e sulla sua natura. Tommaso, quando afferma «mio Signore e mio Dio», diventa un provocatore, perché non ha paura di ricominciare. Un’esperienza che ci aiuta a non contare sulle nostre certezze umane, ma a lasciarci coinvolgere dalla persona di Cristo. La grandezza di questo apostolo sta nel sapersi riappropriare del rapporto con Gesù, di non rimanere nel dubbio, di ricominciare, rivelando umanità e fede, doni che ogni credente dovrebbe possedere.
Il nocciolo della fede cristiana sta nella fiducia e nell’abbandono al Dio di Gesù Cristo e trova la sua formulazione nell’espressione: “io credo in te”. Nelle relazioni umane la fiducia in qualcuno comporta anche l’accettazione di ciò che la persona, alla quale ci affidiamo, ci dice e ci comunica. La fede non nasce soltanto dall’ascolto delle opere meravigliose di Dio, dal kerygma che presenta la vicenda di Cristo come espressione dell’amore infinito del Padre. Sono molti i segni con i quali possiamo sperimentare le due componenti della fede cristiana che sono il credere in Dio e il manifestare questa fede con le opere. Ripetere oggi “mio Signore e mio Dio” significa rivitalizzare la fiducia che Dio ha da sempre in ogni creatura. Le prime confessioni di fede della comunità cristiana indicano chiaramente che il contenuto della fede è Gesù: Egli è il Cristo; è il Signore, è il Figlio di Dio. Il teologo Kasper sintetizzava così la sua professione di Fede: “L’agire di Dio attraverso la persona e la storia di Gesù Cristo è il centro della fede cristiana. Ogni predicazione posteriore è rimandata a questo centro, lo deve esplicitare e riattualizzare».


SAN TOMMASO APOSTOLO OGGI 3 LUGLIO/ Scetticismo come seme per l ...

Fratelli, voi non siete più stranieri n ospiti,

ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 

edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, come

 pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù'


Riflessione

Oggi è la festa di San Tommaso e il vangelo ci parla dell'incontro di Gesù risorto con l'apostolo che voleva vedere per credere. Per questo molti lo chiamano Tommaso, l'incredulo. In realtà il messaggio di questo vangelo è ben diverso. E' molto più profondo ed attuale.



Per un confronto personale

Nella società di oggi le divergenze e le tensioni di razza, di classe, di religione, di genere e di cultura sono enormi e crescono ogni giorno. Come svolgere oggi la missione di riconciliazione?
Nella tua comunità e nella tua famiglia c'è qualche granello di senape, segno di una società riconciliata?



Preghiera finale

Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria.
Forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno. (Sal 116)