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giovedì 25 luglio 2019

Vangelo del giorno - Mt 13,18-23- Signore, tu hai parole di vita eterna.

Venerdì 26 Luglio 2019 - Vangelo del giorno
- Mt 13,18-23 - 
Signore, tu hai parole di vita eterna.

Il comprendere di cui parla la parabola evangelica di quest oggi ha certamente un senso più ampio di quello che gli potremmo attribuire





PRIMA LETTURA  
La legge fu data per mezzo di Mosè. 
Dal libro dell'Esodo 20,1-17
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo 
prossimo». 
Parola di Dio. 




(Sal 18) 
R. Signore, tu hai parole di vita eterna. 
La legge del Signore è perfetta, 
rinfranca l'anima; 
la testimonianza del Signore è stabile, 
rende saggio il semplice. R. 
I precetti del Signore sono retti, 
fanno gioire il cuore; 
il comando del Signore è limpido, 
illumina gli occhi. R. 
Il timore del Signore è puro, 
rimane per sempre; 
i giudizi del Signore sono fedeli, 
sono tutti giusti. R. 
Più preziosi dell'oro, 
di molto oro fino, 
più dolci del miele 
e di un favo stillante. R. 



CANTO AL VANGELO (cf. Lc 8,15) 
R. Alleluia, alleluia. 
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono 
e producono frutto con perseveranza. 
R. Alleluia. 





VANGELO 
Colui che ascolta la parola e la comprende, questi dà frutto. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo 13,18-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato su terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno". 
Parola del Signore. 

RIFLESSIONE 
Il comprendere di cui parla la parabola evangelica di quest oggi ha certamente un senso più ampio di quello che gli potremmo attribuire. Un monaco certosino del XII secolo, Guigo, nella sua opera "Scala claustralium", indica quattro movimenti per la "comprensione" della parola: lectio, meditatio, oratio e contemplatio. La lettura attenta (o anche solo l'ascolto) è già disposizione di un animo teso alla ricerca, l'approfondimento tramite la meditazione fa penetrare progressivamente nel mistero di Dio, la preghiera lo fa vivere attraverso varie forme (lode, supplica, etc.), la contemplazione vi unisce tutto il nostro essere. Questi "gradi" tipicamente monastici non sono esclusiva dei monaci, possono essere applicati e sperimentati da tutti. Ma succederà che alcuni giorni la Parola sembrerà portare una percentuale molto bassa, ed in altri momenti, al contrario, altri giorni saremo "al settimo cielo". Niente paura! Noi stessi siamo di volta in volta quei personaggi citati nella parabola e la nostra gamma va dalla strada al terreno fertile. Gesù non vuole certo condannare o portare alla disperazione nessuno, non definisce cioè delle tipologie standardizzate per cui chiunque è salvo o condannato in partenza. Vuole soltanto dire che abbiamo poca costanza (sarebbe meglio dire poca fedeltà) e che non sempre siamo capaci di far fruttificare il dono ricevuto. La medesima cosa accade con gli israeliti nella prima lettura (Esodo): ricevono la parola, ma quante infedeltà accompagneranno il loro cammino e però anche quanti ritorni pieni di speranza e di buoni propositi. È la storia di sempre, è la storia di un Dio fedele e di un uomo sottoposto alla "umanità", ma questo Dio lo sa molto meglio di tanti giudizi impietosi su noi stessi e sugli altri. (Padri Silvestrini) 




PREGHIERA  
Non so, o Signore, se oggi ho fatto risuonare in me la tua parola e se ho orientato ad essa la mia giornata, con la docilità e la coerenza che ti attendevi dal mio amore per te. 
Ti attendevi il centuplo o il sessanta o almeno il trenta. Purtroppo non è stato così. Ho incontrato molti sassi e non li ho saputi evitare. 
Mi sono avventurato tra le spine e non me ne sono pienamente liberato. 
Ma ho desiderato la tua parola. E so che essa è soprattutto misericordia e perdono.