martedì 15 dicembre 2020

Il Vangelo - Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito

DAL VANGELO SECONDO LUCA 


( 7,19-23 )



Sstillate cieli dell'alto e le nubi facciamo piovere il giusto



PRIMA LETTURA

Stillate, cieli, dall'alto.

Dal libro del profeta Isaia 45,6b-8.18.21b-25

«Io sono il Signore, non ce n'è altri. Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo».

Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l'ha resa stabile, non l'ha creata vuota, ma l'ha plasmata perché fosse abitata: «Io sono il Signore, non ce n'è altri. Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c'è altro dio; un dio giusto e salvatore non c'è all'infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n'è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua». Si dirà: «Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!». Verso di lui verranno, coperti di vergogna, quanti ardevano d'ira contro di lui. Dal Signore otterrà giustizia e gloria tutta la stirpe d'Israele.

Parola di Dio.





CANTO AL VANGELO


R. Alleluia, alleluia.

Alza la tua voce con forza, 

tu che annunci liete notizie;

ecco, il Signore Dio viene con potenza.

R. Alleluia.



VANGELO

Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

Dal Vangelo secondo Luca 7,19-23

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Parola del Signore.


PREGHIERA

Benedetto sei tu, Signore, che dai senso alla storia; benedetto sei tu per i giorni che verranno, la cui vanità sarebbe insopportabile se tu non venissi a riempirli. Benedetto sei tu, Dio dei vivi, che fecondi segretamente nell'ombra dello Spirito. Benedetto sii tu per i cammini sotterranei e per le insperate risalite. Benedette siano la tua carità, che tutto perdona e tutto giustifica, e la tua chiaroveggenza amorosa che ti acceca e ti fa dimenticare il peccato degli uomini. Concedici di amare fino a dimenticare la pesantezza dei nostri peccati e il peso opprimente della storia, perché possiamo meravigliarci davanti all'opera perfetta della redenzione. 



Mercoledì – 3° Avvento

Meditazione sul Vangelo di  Lc 7,19-23

Sei Tu colui che deve venire?

La festa del Redentore è vicina. Ma la sua grazia è già presente a sostenerci, giorno per giorno, liberandoci dal male così intimo e così ostinato. Solo dopo questa liberazione ci saranno dati i beni eterni. In particolare, siamo chiamati a riconoscere questa forza liberatrice all’Eucaristia. Il Vangelo di oggi ci ricorda che nonostante le apparenze, è proprio Gesù di Nazaret, il Messia. Se Giovanni avesse qualche incertezza, la conferma viene dai segni che Gesù compie, cioè i miracoli annunziati per il tempo del Messia, per il tempo del Vangelo. Ma occorre credere, altrimenti, inesorabilmente, si inciampa.

Nel brano evangelico di oggi, Giovanni fa a Gesù una precisa domanda, che i due inviati ripetono alla lettera; di qui la sua importanza. Solo chi non è mai stato sfiorato dal dubbio non sente il bisogno di chiedere a Gesù: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro? ». Cioè: “Sei tu il Messia?”. Per il narratore è chiaro che lo è, perché designa Gesù come il Signore. Ma per noi suoi lettori, è sufficiente quanto ha detto fin qui, per esprimere un simile atto di fede? E allora mettiamoci nei panni di Giovanni Battista che, nell’attesa del Messia, attendeva una venuta immediatamente seguita dal giudizio e, secondo le aspettative del tempo, dalla fine della storia. Gesù non nega la sua qualità di giudice escatologico; già altre volte si è designato come il Figlio dell’uomo. Ma a questa verità aggiunge che Lui e i Suoi devono prima vivere e rivelare che la storia è ora caratterizzata da Dio e visita il Suo popolo per salvarlo, una visita che è espressione della compassione di Dio, che Egli rivela guarendo i malati, donando il perdono e facendolo testimoniare dai Suoi discepoli. La gloria è un tempo di salvezza, non di condanna. In essa si deve rivelare che Dio è buono con tutti e che per essere in sintonia con Lui, è necessario essere pieni di bontà, come Dio è pieno di bontà. Chi medita su questa vera realtà dei tempi messianici, realtà annunciata dai profeti, sarà beato e non si scandalizzerà di Lui, cioè (tale è il senso del verbo scandalizzare) non perderà la sua fede in Lui. Gesù non risponde con un “sì” o con un “no” alla domanda del Battista, lo invita piuttosto, a riflettere su quello che ha fatto e fa, perché la vera fede nasca in lui, da profonde convinzioni. Perché Gesù è più che certo che il Battista capirà. 


PAROLE PER IL SANTO PADRE


“Dov’è la mia fiducia? Nel potere, negli amici, nei soldi? Nel Signore! Questa è l’eredità che ci promette il Signore: ‘Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero, confiderà nel nome del Signore’. Umile perché si sente peccatore; povero perché il suo cuore è attaccato alle ricchezze di Dio e se ne ha è per amministrarle; fiducioso nel Signore perché sa che soltanto il Signore può garantire una cosa che gli faccia bene. E davvero che questi capi sacerdoti ai quali si rivolgeva Gesù non capivano queste cose e Gesù ha dovuto dire loro che una prostituta entrerà prima di loro nel Regno dei Cieli”. (Santa Marta, 15 dicembre 2015).






giovedì 22 ottobre 2020

Il Vangelo; Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione

29.a del Tempo Ordinario

Dell’amore del Signore è piena la terra

Lc 12,49-53


«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 

Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto


PREGHIERA DEL MATTINO

O Verbo di Dio, sei una spada che taglia i legami ingiusti, che ci libera dalle passioni più sottili, nascoste nelle più piccole pieghe del cuore. Tu non vuoi la pace di cui parlano i falsi profeti quando il paese è minacciato dal nemico interno. Tu sei venuto per una guerra sterminatrice del male, per mezzo del fuoco del tuo Spirito. Quando avrai trionfato, ci apparirai come il Principe della pace dicendoci: "La pace sia con voi".


PRIMA LETTURA

Radicati e fondati nella carità, siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,14-21

Fratelli, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.

Parola di Dio.




CANTO AL VANGELO (Fil 3,8)

Alleluia, alleluia.

Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,

per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.

Alleluia.







VANGELO

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

+ Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore.


OMELIA

Non si era forse preannunciato il Messia come segno di unità e di pacificazione? E chi è ora questo Dio che si intromette tra di noi a rendere ancor più faticoso l'intenderci reciproco? C'è tutto un tessuto di rapporti umani inautentici che Gesù viene a porre in crisi. Egli è tutto preso dalla tensione e dal desiderio di compiere la sua passione, di immergersi in essa per portare a termine il disegno di salvezza. Egli intende parlare anche del rinnovamento che è venuto a portare sulla terra: è come un fuoco che deve accendere il mondo, un fuoco che non ammette neutralità né compromessi. Come lui così la comunità dei credenti, immersa nel mistero della sua croce, è chiamata ad essere segno di contraddizione e di crisi su tutte le forme di rapporto umano in autentico: per proclamare con verità che è giunta l'ora della scelta definitiva per Dio. (Padri Silvestrini)


PREGHIERA DELLA SERA

Come la Samaritana ci fermiamo sul bordo del pozzo, incapaci di rispondere alla sete del nostro Dio, ed ecco che la fonte inesauribile dell'amore scaturisce per una nuova ebbrezza. Che le nostre radici attingano nel terriccio unico della carne di Dio irrigata dai flutti della misericordia. Allora Cristo troverà piacevole rimanere in noi, e noi rimarremo radicati nell'amore, stabiliti nell'amore, finalmente capaci di dare da bere a chi ha sete.




Preghiera

Dio onnipotente ed eterno,

crea in noi un cuore generoso e fedele,

perché possiamo sempre servirti con lealtà

e purezza di spirito.

Per il nostro Signore Gesù Cristo.





Giovedì – 29a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53

Lo Spirito della fede e della carità.

Parlando del fuoco che è venuto a portare sulla terra, è probabile che Gesù si riferisca allo Spirito Santo. Così, infatti, invochiamo la Terza Persona trinitaria «Fuoco, Amore, Santo Crisma dell’anima>> (inno Veni Creator). Cristo è venuto ad accendere sulla terra la scintilla del Fuoco divino, che è l’Amore del Padre e del Figlio, donato ora anche agli uomini. Lo Spirito è però sempre Spirito della Verità, cioè di Cristo, e non c’è Spirito Santo, cioè non c’è Amore, senza Cristo, cioè senza la Verità. Perciò Gesù dice che l’aver portato il fuoco dell’amore vero, o dell’Amore-Verità non porterà pace ma divisione, persino all’interno delle stesse famiglie. La Verità di per sé unisce, ma per chi non l’accoglie è causa di divisione.


Gesù manifesta il suo forte desiderio che il fuoco che egli è venuto a portare sia già acceso. Se il fuoco è lo Spirito, allora comprendiamo questo desiderio del Signore, ricordando ciò che lo Spirito fa nel mondo. Lo Spirito porta a compimento non una sua opera, ma l’opera di Cristo. Egli non insegna una verità diversa da quella di Cristo, anche perché non ne esiste una diversa: lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, ricorda le Sue parole e porta a comprenderle in modo sempre più profondo e chiaro. Perciò lo Spirito Santo ha la missione di suscitare e di rafforzare in tutti gli uomini la fede in Gesù. Capiamo, così, che quando Gesù dice di essere venuto a portare il fuoco, cioè lo Spirito, afferma di essere venuto a portare la vera fede. Egli desidera ardentemente che essa si diffonda e che incendi tutto il mondo. In realtà, a Gesù interessa più la fede che l’amore. Non che si possa essere salvati senza la carità; anzi, sarà proprio la carità il punto discriminante del giudizio finale (cfr. Mt 25). Ma Gesù ha più a cuore la fede perché senza fede non è possibile neppure il vero amore, la carità che salva. Il Signore sa bene che, se troverà la fede, troverà anche la carità, mentre non è vero il contrario. La verità della fede ha diviso, divide e dividerà: anche all’interno della stessa famiglia, persino all’interno della Chiesa. C’è divisione tra quelli che accettano il fuoco della vera fede e coloro che non lo accettano.


 Per un confronto personale

• Cercando l’unione, Gesù era causa di divisione. Oggi succede questo con te?

• Come reagisco dinanzi ai mutamenti nella Chiesa?


Preghiera finale

Esultate, giusti, nel Signore:

ai retti si addice la lode.

Lodate il Signore con la cetra,

con l’arpa a dieci corde a lui cantate. (Sal 33)




sabato 10 ottobre 2020

Dal Vangelo; Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

 Domenica 11 Ottobre 2020

28.a del Tempo Ordinario (Anno A)

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza

Mat 22, - 14





PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, tu concedi sempre la tua misericordia a coloro che ti amano e sei vicino a tutti coloro che ti invocano. La tua bontà e la tua fedeltà mi accompagnino oggi e in tutti i giorni della mia vita. Fa' che io esegua la tua volontà, con la guida dello Spirito che ci precede e ci accompagna. Concedimi la chiaroveggenza affinché possa riconoscere nei pastori della tua Chiesa la via che porta a te. Ti supplico di aprire il mio cuore al mistero della tua presenza, accanto a noi. Rischiara il mio spirito, affinché io riesca a distinguere quello che mi conduce alle fonti tranquille e mi restituisce le forze, e quello che mi allontana da te, verso l'errore e la menzogna. Amen.


SECONDA LETTURA

Tutto posso in colui che mi dà forza.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,12-14.19-20

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (cf. Ef 1,17-18)

R. Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del nostro cuore

per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

R. Alleluia.



VANGELO

Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 22,1-14

[In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.)

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?" Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Parola del Signore.


Preghiera 

 O Dio, che hai preparato beni invisibili

per coloro che ti amano,

infondi in noi la dolcezza del tuo amore,

perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,

otteniamo i beni da te promessi,

che superano ogni desiderio.

Per il nostro Signore Gesù Cristo 



OMELIA

Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l'incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo "banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati" un'umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta la Chiesa - questa nuova evangelizzazione - deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo. Sembra che annunciare l'invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno certamente quelli che rifiutano l'invito. Poco importa. C'è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l'invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate. Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta. L'annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? Non c'è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.


MEDITAZIONE

Che cos'è l'abito nuziale? Cerchiamolo nelle Sacre Scritture. Si tratta certamente di qualcosa che è caratteristico dei buoni e che non si trova nei cattivi. Cerchiamo dunque ciò che non è comune ai buoni e ai cattivi e scopriremo che cos'è l'abito nuziale. Tra i doni di Dio, qual è dunque quello che non è comune ai buoni e ai cattivi? Siamo uomini e non bestie. È un dono di Dio: ma è comune ai buoni e ai cattivi. La luce che ci rischiara dal cielo, le nubi che fanno scendere la pioggia, le fontane che irrigano la terra, i campi che danno frutti, sono altrettanti doni di Dio: ma anche questi sono comuni ai buoni e ai cattivi. Entriamo nella sala del banchetto di nozze. Lasciamo da parte quelli che non sono venuti, benché siano stati invitati. Consideriamo i convitati, cioè i cristiani. Che cosa troviamo tra di essi? Il battesimo. È certamente un dono di Dio, ma è comune ai buoni e ai cattivi. I buoni e i cattivi ricevono ugualmente il sacramento dell'altare. Saulo, peccatore qual era, persecutore di un uomo giusto e santo che profetizza nel momento stesso in cui lo si perseguita, parla forse solo della fede dei buoni o non dice che anche i cattivi ce l'hanno? La Scrittura ci dice che anche i demoni credono ed è proprio questo che li fa tremare. Dove troveremo, dunque, la veste nuziale? Ho cercato dappertutto, ho esaminato tutto e non l'ho ancora scoperta. Ecco qui l'apostolo, che mi presenta un sacco di cose straordinarie e me le mette davanti. Io gli dico: "Apri e tira fuori tutto, per piacere. Voglio vedere se trovo la veste nuziale". Ecco che incomincia ad aprirmelo e mi dice: "Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli; e se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne; e se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato..." (1Cor 13). Ecco molte cose grandi, ecco molti vestiti preziosi; ma mostrami finalmente l'abito nuziale. Perché, apostolo divino, mi tieni così a lungo sospeso? Sarà il dono della profezia il dono di Dio che non è comune ai buoni e ai cattivi? "Se non avessi la carità, non sono nulla", ci risponde, e tutto il resto non mi serve a nulla. Ecco finalmente la veste nuziale che cerchiamo. Rivestitevi di questa veste, fortunati convitati, se volete stare con sicurezza al banchetto al quale siete stati chiamati. Non dite che le vostre facoltà non vi permettono di ottenerlo. Per esserne rivestiti non occorre far altro che rivestire i poveri. Ecco l'inverno: offrite abiti a coloro che non ne hanno. Gesù Cristo è bisognoso in loro. Fategli questo servizio ed egli darà la veste nuziale a tutti quelli di voi che non ce l'hanno. Correte dunque da lui, pregatelo con fervore: egli sa santificare i fedeli, egli sa coprire la nudità di quelli che gli appartengono. Fate continuamente opere buone, per avere la veste nuziale e così essa vi liberi dal timore di essere gettati, con le mani e i piedi legati, nelle tenebre esteriori. Altrimenti che cosa sarà di voi? Che cosa potrete fare quando avrete le mani legate? Potrete forse fuggire con i piedi legati? Abbiate, dunque, questa veste nuziale, così importante. Rivestitevene e allora starete tranquilli al banchetto al quale siete stati chiamati. E non avrete timore quando il capofamiglia verrà a vedere quelli che sono seduti a tavola; cioè nel giorno del giudizio. Egli vi dà del tempo; approfittatene. E coloro che non hanno ancora la veste nuziale, si preoccupino di rivestirla.

SANT'AGOSTINO



Preghiera finale

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non respingermi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito. (Sal 50)





lunedì 14 settembre 2020

Il Vangelo di Oggi: Settembre: 2020: Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo

 Vangelo di Lunedì Settembre 2020: S. Gabriele T.D.

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (f) – P

Non dimenticate le opere del Signore!

Gv 3,13-17



PREGHIERA DEL MATTINO

Signore Gesù, tu hai accolto la croce come un letto nuziale poiché là sono stati versati l’acqua e il sangue delle nozze di una nuova Cana. Ti hanno coricato nudo, come Noè nel giorno della sua ebbrezza, ti hanno coricato affinché tu ti addormentassi nella morte, ebbro d’amore, nel torchio della croce. Essa è ora il segno della riconciliazione che abbraccia il mondo celeste e il mondo terreno in una sola amicizia. Quale invenzione del tuo amore, quando le parole dei profeti, che gridavano l’amore del Padre, erano inchiodate alle loro bocche dai colpi e dal disprezzo di un popolo adultero. Gesù “con la tua croce tu hai distrutto la morte, hai aperto il paradiso ai ladroni, hai asciugato le lacrime delle donne sante; hai mandato i tuoi apostoli a predicare la tua risurrezione, Cristo Dio, dando al mondo la tua grande misericordia”.


PRIMA LETTURA

Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.

Dal libro dei Numeri 21,4b-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Parola di Dio.


SECONDA LETTURA

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.




CANTO AL VANGELO

R. Alleluia, alleluia.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,

perché con la tua croce hai redento il mondo.

R. Alleluia.




VANGELO

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.


OMELIA

L’esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio. Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.


PREGHIERA DELLA SERA

“Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato”. È la fede viva che ti tocca, come lo Sposo del Cantico è commosso dallo sguardo dell’amata. Ah! Possa io invocarti con la fiducia di chi si sente amato, poiché tu mi hai riscattato a prezzo del tuo sangue! E dovrò temerti ora? Rinnova il mondo e fa’ che le menzogne del Maligno non ci ingannino più. Medica le nostre ferite con il tuo Corpo eucaristico, mandaci lo Spirito che indirizzerà la nostra volontà di guarire verso l’unico medico delle anime moribonde.


Lunedì – 24a Tempo Ordinario – Esaltazione della Santa Croce – P

Meditazione sul Vangelo di Gv 3,13-17

La morte che ci dà la vita.

Per l’Apostolo Giovanni la Crocifissione di Gesù era ormai l’inizio della sua glorificazione, perché con la sua morte lui sale in cielo per avere di nuovo la gloria che aveva prima della creazione. Nel deserto gli ebrei dovettero guardare il serpente di bronzo innalzato da Mosè su un bastone per essere salvati. Allo stesso modo, l’innalzamento di Gesù sulla croce è ciò che ci consente di riconoscere in lui la salvezza ed evitare la morte a causa del peccato.


Il popolo d’Israele che camminava nel deserto verso la Terra Promessa, mormorava continuamente contro Dio, manifestando così la propria sfiducia nei confronti del suo Signore nonostante Dio avesse compiuto numerosi prodigi per farli uscire dall’Egitto, e liberarli dalla schiavitù degli egiziani. Fu facile per loro fidarsi di Dio quando aprì il Mar Rosso per condurli alla salvezza mentre dietro di loro il mare inghiottiva i nemici che li inseguivano, ma quando vennero a mancare il pane e l’acqua, allora si insinuò il dubbio su Dio e dissero: “Perché ci ha portato a morire nel deserto? E’ meglio ritornare in Egitto”. E’ il grande peccato della mormorazione contro Dio. Un peccato che forse noi dimentichiamo di esaminare nella nostra vita. Anche noi siamo ferventi quando tutto va bene e non abbiamo problemi. Allora è facile dire che amiamo Dio. Ma quando ci imbattiamo in qualche difficoltà, ecco sorgere in noi l’incertezza sull’amore di Dio, e la mormorazione: “Perché Dio dice che mi ama se poi permette che avvenga questo nella mia vita?”. In verità, questo significa che la mia fede e la mia fiducia sono fragili. Ma Dio è ricco di misericordia. Siamo noi a punire noi stessi con la nostra mancanza di fiducia. Dio è sempre misericordioso anche se il nostro cuore, come dice il salmo, non è costante verso di lui e molte volte non siamo fedeli alla sua alleanza. Dio vuole la mia salvezza, perché “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Questo è il nocciolo del cristianesimo: un Dio che si fa uomo per amore, che soffre per amore e che perdona con amore. Come gli Israeliti che guardavano il serpente di bronzo guarivano, così anche chi guarda con fede il figlio di Dio “innalzato” sulla croce e intende il suo amore per noi guarisce dalla morte spirituale. Dobbiamo accogliere la misericordia di Dio, ma prima occorre riconoscere i nostri peccati, la nostra incostanza nei suoi confronti.


MEDITA IL VANGELO DI OGGI

Meditazione sul Vangelo di Gv 3,13-17 

La morte che ci dà la vita. Per l’Apostolo Giovanni la Crocifissione di Gesù era ormai l’inizio della sua glorificazione, perché con la sua morte lui sale in cielo per avere di nuovo la gloria che aveva prima della creazione. Nel deserto gli ebrei ...




domenica 13 settembre 2020

Vangelo: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

 S. Giovanni Crisostomo (m); S. Maurilio; B. Claudio D.

24.a del Tempo Ordinario

Il Signore è buono e grande nell’amore

Mt 18,21-35

PREGHIERA DEL MATTINO

Se perdoni ai giusti che merito hai, tu che sei il Giusto? Se accogli i buoni, che fatica fai tu che sei il Buono? Perdona e accogli me misero peccatore, ultimo dei tuoi servi affinché il mondo sappia che non c'è limite alla tua misericordia. Accogli me indegno che ho abbandonato la tua casa; illuminami con la luce del tuo volto perché possa capire la tua tenerezza e insegnami a perdonare ai fratelli per sentirci insieme abbracciati dallo stesso amore.


PRIMA LETTURA

Perdona l’offesa al tuo prossimo

Dal libro del Siracide 27,30-28, 7

Il rancore e l'ira sono un abominio, il peccatore li possiede. Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l'uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine e smetti di odiare, ricordati della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, ricordati dell'alleanza con l'Altissimo e non far conto dell'offesa subita.

Parola di Dio.

SECONDA LETTURA


Se noi viviamo, viviamo per il Signore

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 14, 7-9

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Parola di Dio.



CANTO AL VANGELO (cf. Gv 13,34)

R. Alleluia, Alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,

e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

R. Alleluia..




VANGELO

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

+ Dal Vangelo secondo Matteo 18, 21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.


OMELIA

Quante volte devo perdonare? Buon senso, opportunità, giustizia umana sono termini insufficienti per comprendere adeguatamente la morale cristiana; e non solo perché Cristo è venuto a perfezionare la legge. "Occhio per occhio e dente per dente", come fu detto agli antichi è una norma che Cristo, nella sua autorità di legislatore supremo, dichiara superata. Ma c'è qualche cosa di più. Dopo la morte redentiva di Cristo l'uomo si trova in una situazione nuova: l'uomo è un perdonato. Il debito gli è stato rimesso, la sua condanna cancellata. "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2Cor 5,21). Il Padre ormai ci vede in Cristo: figli giustificati. Il mio peccato può ancora indebolire il mio rapporto filiale con il Padre, ma non può eliminarlo. Più che dal suo peccato l'uomo è determinato dal perdono infinitamente misericordioso di Dio: "Il peccato dell'uomo è un pugno di sabbia - così san Serafino di Sarov - la misericordia divina un mare sconfinato". La miseria umana s'immerge nell'accoglienza purificatrice di Dio. Se questa è la novità portata da Cristo, anche il perdono umano deve adeguarsi ai parametri divini: "Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro" (Lc 6,36). Se il Padre guarda l'uomo come perdonato in Cristo, io non lo posso guardare come un condannato. Se il Padre ci accoglie in Cristo così come siamo per trasfigurarci in lui, l'accoglienza benevola diventa un bisogno della vita, una beatitudine. La comunità cristiana non pretende di essere una società di perfetti, ma vuole essere un luogo di perdono, una società di perdonati che ogni giorno gusta la gioia della benevolenza paterna e desidera renderla manifesta nel perdono reciproco.


Domenica – 24a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Mt 18,21-35

Vivi di gratitudine.

In questa domenica siamo davanti al testo evangelico inserito nel capitolo 18 di Matteo, che raccoglie, potremmo dire, gli insegnamenti di Gesù sulla Chiesa, sulla comunità: appartiene infatti a questo stesso capitolo il brano sulla correzione fraterna e sulla preghiera comune, offerti nella liturgia della scorsa domenica. La tematica odierna è quella del perdono, e il fatto che questo testo rientri nei brani “ecclesiali” ci dice quanto possa essere possibile creare comunità sane e relazioni fraterne autentiche solo a partire da un cuore consapevole del perdono ricevuto e, quindi, capace di donare il perdono a sua volta.


Fin dalla nascita siamo in debito con Dio per quanto ci dona: la vita stessa e quanto ogni giorno ci è posto davanti è dono Suo. Noi non possediamo davvero nulla! Ogni dono ricevuto dunque dovrebbe far sgorgare una spontanea gratitudine. Ma quante volte smarriamo la consapevolezza di questa gratuità di Dio verso di noi, soprattutto nella sua infinita misericordia pronta a perdonare il nostro peccato, che, come ci richiama il salmo odierno, «non ci ripaga secondo le nostre colpe» (Sal 102,10). La parabola che Gesù racconta per spiegare proprio la grandezza del perdono di Dio verso di noi, è una storia assurda, decisamente illogica. Il padrone condona un debito sproporzionato ad un suo servo! Sarebbe logico aspettarsi che il servo possa ripetere lo stesso gesto generoso verso chi gli è simile. Quanto compie invece ci disorienta: aggredisce violentemente un servo come lui che gli deve una quota veramente misera. E noi? Da dove ha origine la nostra capacità di guardare l’ altro con misericordia? Il nostro cuore, come saggiamente ci dice il brano del Siracide nella prima lettura, è abitato da invidie e vendetta, da sentimenti che ci portano ad andare contro il fratello, a vederlo come nemico. Viviamo spesso abbruttiti, come lo è questo servo che nella sua  ingratitudine e quindi nella sua reazione verso il fratello, è come deformato dalla violenza, dalla cattiveria. Se non riconosciamo quanto grande è il debito che Dio ha già perdonato a noi, se non nutriamo ogni giorno il nostro cuore con un vivo senso di gratitudine per il perdono gratuito di Dio, allora le nostre relazioni saranno appesantite, calcolate e fredde. La comunità, la Chiesa, ogni rapporto fraterno, possono nascere e custodirsi nella verità da un cuore capace di gratitudine.


LA PREGHIERA DI PENTIMENTO

N. 13

Beati quelli che sanno di essere peccatori

C’è la preghiera penitenziale.

Più completamente: la preghiera di chi sa di essere peccatore.  Cioè dell’uomo che si presenta davanti a Dio riconoscendo le proprie colpe, miserie, inadempienze.

E tutto ciò, non in rapporto ad un codice legale, ma al codice assai più esigente dell’amore.

Sea preghiera è un dialogo d’amore, la preghiera penitenziale è propria di chi riconosce di aver commesso il peccato per eccellenza: il non-amore.

Di colui che ammette di aver tradito l’amore, essere venuto meno ad un “patto reciproco”.

La preghiera penitenziale e i salmi ci offrono esempi illuminanti in questo senso.

La preghiera penitenziale non riguarda i rapporti tra un suddito ed un Sovrano, ma un’ Alleanza, ossia una relazione di amicizia, un legame d’amore.

Smarrire il senso dell’amore significa perdere anche il senso del peccato.

E recuperare il senso del peccato equivale a recuperare l’immagine di un Dio che è Amore.

Insomma, soltanto se hai capito l’amore e le sue esigenze, puoi scoprire il tuo peccato.

In riferimento all’amore, la preghiera di pentimento mi fa prendere coscienza che sono un peccatore amato da Dio.

E che sono pentito nella misura in cui sono disposto ad amare ( “…Mi vuoi bene?..”- Gv.21,16).

Dio non è tanto interessato alle sciocchezze, di varie dimensioni, che posso aver commesso.

Ciò che gli sta a cuore è accertare se sono consapevole della serietà dell’amore.

Per cui la preghiera penitenziale implica una triplice confessione:

-         confesso che sono peccatore

-         confesso che Dio mi ama e mi perdona

-         confesso che sono “chiamato” ad    amare, che la mia vocazione è l’amore

Un esempio stupendo di preghiera di pentimento collettivo è quella di Azarìa in mezzo al fuoco:

“…Non ci abbandonare fino in fondo

     per amore del Tuo nome,

    non rompere la Tua alleanza,

    non ritirare da noi la Tua misericordia…” (Daniele 3,26-45).

Si invita Dio a prendere in considerazione, per regalarci il perdono, non i nostri meriti precedenti, ma unicamente le ricchezze inesauribili della Sua misericordia, “..per amore del Suo nome…”.

Dio non bada al nostro buon nome, ai nostri titoli o al posto che occupiamo.

Tiene solo conto del Suo amore.

Quando ci presentiamo di fronte a Lui realmente pentiti, crollano ad una ad una le nostre sicurezze, perdiamo tutto, ma ci rimane la cosa più preziosa: “…essere accolti con cuore contrito e con lo spirito umiliato…”.

Abbiamo salvato il cuore; tutto può ricominciare.

Ci siamo illusi, come il figliol prodigo, di riempirlo di ghiande contese ai porci  (Luca 15,16).

Finalmente ci siamo accorti che possiamo riempirlo solo di Te.

Abbiamo inseguito i miraggi. Ora, dopo aver inghiottito delusioni a ripetizione, vogliamo imboccare la strada giusta per non morire di sete:

“…Ora Ti seguiamo con tutto il cuore,…cerchiamo il Tuo volto…”

Quando si è perso tutto, rimane il cuore.

E ha inizio la conversione.

Un esempio semplicissimo di preghiera penitenziale è quello offerto dal pubblicano (Luca18,9-14),che fa il gesto semplicissimo di battersi il petto (cosa non sempre facile quando il bersaglio è il nostro petto e non quello degli altri) e usa parole semplici ( “…O Dio, abbi pietà di me peccatore…”).

Il fariseo ha portato davanti a Dio l’elenco delle proprie benemerenze, delle proprie prestazioni virtuose, e fa un discorso solenne (una solennità che, come spesso accade, sconfina nel ridicolo).

Il pubblicano non ha neppure bisogno di presentare la lista dei propri peccati.

Si limita a riconoscersi peccatore.

Non osa levare gli occhi al cielo, ma invita Dio a chinarsi su di lui ( “ ..Abbi pietà di me..” si può tradurre con “Chinati su di me”).

La preghiera del fariseo contiene un’espressione che ha dell’incredibile: “…O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini…”.

Lui, il fariseo, non sarà mai capace di una preghiera penitenziale (al massimo, nella preghiera, confessa  le colpe degli altri, oggetto del suo disprezzo: ladri, ingiusti, adulteri).

La preghiera di pentimento è possibile quando uno ammette umilmente di essere come gli altri, ossia peccatore bisognoso di perdono e disposto a perdonare.

Non si arriva a scoprire la bellezza della comunione dei Santi, se non si passa attraverso la comunione coi peccatori.

Il fariseo reca i propri meriti “esclusivi” davanti a Dio. Il pubblicano reca i peccati “comuni” (i propri, ma anche quelli del fariseo, ma senza aver bisogno di accusarlo).

Il “mio” peccato è il peccato di tutti (o che ferisce tutti).

E il peccato degli altri mi chiama in causa a livello di corresponsabilità.

Quando dico: “…O Dio, abbi pietà di me peccatore…”, intendo implicitamente “…Perdona i nostri peccati…”.

 



Cantico di un anziano

Benedetti quelli che mi guardano con simpatia
Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco
Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti
Benedetti quelli che s’interessano della mia lontana giovinezza
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi, già tante volte ripetuti
Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto
Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo
Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio
Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù!


 “O Dio, abbi pietà di me peccatore…”).