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lunedì 7 marzo 2022

Vangelo di oggi Martedì 8 Marzo 2022 - Voi dunque pregate così.

Martedì 8 Marzo 2022
S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino
1.a di Quaresima
Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce

Mt 6,7-15




PREGHIERA DEL MATTINO


“Ho offuscato la bellezza della mia anima, o Creatore; l’oscurità ha invaso il mio cuore e il mio desiderio si è legato alla terra, ho fatto a brandelli i vestiti originari che tu mi avevi tessuto. Ho contemplato la bellezza dell’albero del male e il mio spirito ne è stato sedotto. Mi sono trovato nudo e mi sono nascosto. Non ho risposto, Signore, quando mi chiamavi per nome”. Ma oggi nel deserto di questa Quaresima ho di nuovo sentito la tua voce, e non chiuderò più il mio cuore; entra nella tenda della mia carne affinché da questo tempio spirituale si innalzi il sacrificio di una preghiera continua.





PRIMA LETTURA 

La mia parola opera ciò che desidero.
Dal libro del profeta Isaia 55,10-11
Così dice il Signore: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Parola di Dio.






(Dal Salmo 33)


R: Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. R.

Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. R.






CANTO AL VANGELO (Mt 4,4)

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!





VANGELO 

Voi dunque pregate così.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Parola del Signore.


OMELIA

L’umile, il povero, l’indigente, colui che nutre viva fiducia, spontaneamente implora aiuto. Chi è grato intona inni di lode e di ringraziamento al benefattore. Chi sa entrare nel mondo dello spirito, varca i confini angusti del mondo e della materia per elevarsi in più spirabil aere. Chi è puro di cuore vede Dio e lo riconosce, lo ascolta e l’invoca come Padre. Sono questi i presupposti perché l’essere umano si apra alla preghiera autentica. Non è quindi questione di parole o di formalismi esteriori. Il nostro Dio e Padre sa di quali cose abbiamo bisogno. Essendo egli bontà infinità, non deve essere convinto da noi a piegarsi alla nostra volontà. La prima cosa da chiedere, convinti che il volere divino è ispirato solo ed elusivamente a bontà e sapienza infinite, è che si compia quella volontà in perfetta armonia tra cielo e terra. Così affermiamo il primato di Dio nel mondo e, allo stesso tempo, la mèta finale a cui tutta la nostra esistenza deve tendere. Implicitamente chiediamo anche di conoscere, per quanto ci è possibile quella divina volontà, per poter poi conformare ad essa la nostra vita. Esaudite ed implorate le urgenze primarie dello spirito, chiediamo a Dio Padre il pane quotidiano. Diciamo il «nostro» pane per affermare l’impegno a condividere con i fratelli quel pane, affinché come quello che viene consacrato sugli altari, divenga strumento di carità e di comunione fraterna. È in questo spirito e con questo impegno di fraternità vissuta che chiediamo infine la remissione dei nostri peccati. Manifestiamo così la nostra vera ed estrema povertà e quell’anelito di perdono e di riconciliazione che ci restituisce la vera dignità di figli e ci consente di poter pregare Dio e chiamarlo con il dolce nome di padre. È importante riflettere sugli effetti delle nostre eventuali chiusure nei confronti del prossimo: «Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». (Padri Silvestrini)






PREGHIERA DELLA SERA

“Il peccato ha cucito per me abiti di pelle, dopo avermi spogliato del vestito tessuto dal Dio stesso; ho sporcato la tunica della mia carne, io, che fui creato a tua immagine. Ho perduto la bellezza originaria, l’impronta della tua gloria, ho sfigurato e seppellito l’opera delle tue mani: cercami e ritrovami come la dracma perduta”. Poiché nella mia miseria, povero come sono, privo di te, ho gridato e tu mi hai ascoltato. Tu vuoi liberarmi da tutte le mie angosce perché io canti senza fine il canto della tua misericordia



Martedi - 1.a Quaresima

8 Marzo 202 / in Meditazioni, Rito Romano

Meditazione sul Vangelo di Mt 6,7 - 15


Abbiamo Dio per padre.Dicono le statistiche che un giovane su cinque prega ogni giorno: un giovane sì e quattro no ogni giorno sente importante rivolgersi a qualcuno che non vede, non tocca, non sente, non è manipolabile come tutto quello che ci circonda e gli affida qualcosa della sua vita: un sogno, una domanda, un grazie, una richiesta, una preghiera insomma.

È per scaramanzia, come portarsi un portafortuna in tasca, è per abitudine, è per bisogno, è per fede o disperazione dopo averle tentate tutte, è per gioia incontenibile…? Sta di fatto che ti affiora alle labbra o alla mente una preghiera, un atto di affidamento, un dialogo semplice, magari fatto di monosillabi o di formule mandate a memoria che vogliono bucare la tua vita spesso piatta per forare il cielo. E’ un bisogno molto umano, ma non sempre si è capaci di tradurlo in qualcosa di bello, di non petulante, di tuo, di gioioso, di vero. Gesù aveva davanti proprio uomini in questa difficoltà quando si sente dire: insegnaci a pregare. Ti vediamo così bello e felice quando preghi, stai ore e ore con un volto così disteso e sereno che ci fai invidia. Noi non siamo capaci di pregare, ci stanchiamo di formule senza senso, quelle che ci hanno insegnato in sinagoga non ci danno la gioia che hai tu sul volto. E Gesù insegna loro: quando pregate dite:  padre nostro. Insegna a chiamare Dio col nome bellissimo di papà, abbà, un nome che da solo cancella tutte le distanze, le paure, le bestemmie che noi senza senso tante volte diciamo. Dio è un papa di quelli veri, di quelli che si spendono per la famiglia, di quelli che sanno perdere tempo e giocare con i figli, di quelli che fanno di tutto per mettere pace, di quelli che danno forza, che ti sostengono anche con un rimprovero, con uno sguardo duro, ma che non ti mollano mai, non ti lasciano solo, sanno aspettarti al ritorno dalle tue stupide avventure e sono disposti a ricominciare. E tu gli dici che vuoi fare quello che vuole lui, perché sai che per te desidera il massimo, che sogni un mondo bello come piace a lui, gli chiedi di avere ogni giorno quello che ti è necessario nella vita ed è tale la stima che hai per lui che vuoi diventare capace di perdono come lo è lui per te. Una preghiera così apre il cuore alla speranza.

Ma questa speranza so dove trovarla?


PAROLA DEL GIORNO


Il ricco che compie uno sbaglio trova chi lo sostiene, ma il povero, se cade, è respinto anche dai suoi amici (Ecl 13,21)


VIVERE LA PAROLA

Non dare in anticipo un cattivo giudizio su una persona.
Dagli l’opportunità di spiegarsi e vedrai che, il più delle volte, 
ci sbagliamo nei nostri pregiudizi.
«Non giudicate se non volete essere giudicati», ha detto il Maestro.
Con la misura che useremo verso gli altri, 
saremo a nostra volta misurati.







martedì 19 novembre 2019

Dal Vangelo: di Novembre 2019; Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo.


Dal Vangelo: Novembre 2019
33.a Tempo Ordinario
Lc 18,35-43


Dammi vita, Signore. e osserverà la tua parola.


PREGHIERA
“Ho da rimproverarti che hai dimenticato il tuo amore di un tempo”. La voce dell’angelo mi risuona spesso, perché eccomi ricco in opere di ogni genere, ma dov’è il mio antico fervore? Rendimelo, Signore; abbracciami come il primo giorno; noi siamo sempre in tempo di fidanzamento.




PRIMA LETTURA
Grandissima fu l’ira sopra Israele
Dal primo libro dei Maccabèi 1Mac 1, 11-16.
In quei giorni, uscì una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci. In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male. Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. Grandissima fu l’ira sopra Israele.
Parola di Dio. 




CANTO AL VANGELO
 (Gv 8,12)
R. Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
R. Alleluia.



VANGELO
Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!
+ Dal Vangelo secondo Luca 18,35-43
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Parola del Signore.




OMELIA
Chi è questo cieco, accovacciato nell’oscurità della propria vita, ai margini di una folla apparentemente lucida e dal cammino ben rischiarato, ma che impedisce il grido di cuore del non vedente troppo intempestivo? Sono io, quando ho la coraggiosa ingenuità di interpellare Cristo, lui che giustamente non passa così vicino a me che per farsi fermare, e che non è importunato da nessun grido che viene dal cuore, soprattutto quello della non vedenza. Io, ancora, quando riconosco che la semplice preghiera, fiduciosa e non affettata, è il collirio che mi restituisce la vista. Io, infine, quando la mia lode si aggiunge a quella degli umili vedenti.




Martedì – 33.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 19,1-10

Contro la tiepidezza.

Nel libro dell’Apocalisse incontriamo oggi i messaggi rivolti alla Chiesa di Sardi e alla Chiesa di Laodicea. La prima è chiamata a risvegliarsi, perché sta morendo al suo interno; la seconda deve invece uscire dalla sua tiepidezza. Dio le corregge per amore, vuole destarle a vita nuova.

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta , io verrò a lui, cenerò con lui ed egli con me». Il più grande desiderio di Dio è entrare in comunione con l’uomo. Ci cerca, si ferma alla nostra porta, non la sfonda ma bussa, aspettando la nostra decisione. Se gli apriremo, Lui verrà a noi e condivideremo la stessa cena, la stessa vita. Siamo fatti per questo. Il nostro cuore cerca questa comunione e ce lo dice in tanti modi, anche se spesso facciamo fatica a riconoscere gli input che ci invia. Nella lettura però il Signore appare anche molto severo. Come mai? Vuole colpire quei peccati che impediscono questa condivisione, che addormentano e uccidono lo spirito dell’uomo. Sono quelle colpe che chi ci vive accanto spesso non vede, perché possono essere scoperte solo da un occhio di fede, da una mente plasmata dalla Parola di Dio. Ci sono tante persone “morte dentro” perché incapaci di uscire dai loro piccoli e grandi egoismi, uomini e donne che si preoccupano unicamente di apparire ma non coltivano la loro interiorità secondo Dio. Il Signore allora le richiama: «Rinvigorisci ciò che sta per morire», non lasciarti morire del tutto! Ci sono poi coloro che non fanno né il bene né il male. Sono i tiepidi, quelli che non si lasciano mai coinvolgere, che girano lo sguardo per non vedere, che non si interrogano e non entrano mai in crisi, che hanno per ideale solo la loro tranquillità, che rimangono tra le loro quattro mura per non essere mai disturbati dal prossimo. A volte dicono qualche preghiera o vanno a messa la domenica e si sentono a posto. Ma alla fine non sono contenti perché anche il loro cuore è fatto per cose grandi, per amare tanto, e soffre dall’essere incatenato dall’indifferenza, dalla paura. Dio con loro è duro: «Sto per vomitarti dalla mia bocca». È una frase forte di cui però abbiamo estremo bisogno. Il Signore, quando corregge, lo fa sempre per amore, non dimentichiamolo. La sua franchezza è la nostra salvezza.




PREGHIERA
Che non ci manchi la lotta, Signore. Che siamo sempre trovati degni della lotta e della prova, al fine di mantenere vive le forze del nostro amore, e allertato tutto il vigore della nostra fede. Accendi in noi il fuoco della preghiera nel cuore della notte, e fa’ che ti chiamiamo senza fine come il cieco: “Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi peccatori”.


Il mio bene è stare vicino a Dio, 
nel Signore Dio riporre 
la mia speranza.



domenica 17 novembre 2019

Dal Vangelo di Oggi: 17 Novembre 2019; Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

33.a Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Lc 21,5-19





PREGHIERA DEL MATTINO 
 Signore Gesù, nel Vangelo di oggi tu ci riveli il significato originario del mondo e della Chiesa. Meditando sui venti secoli della sua esistenza, io constato come le tue predizioni si realizzino in maniera misteriosa. Nonostante le persecuzioni, la Chiesa perdura, si sviluppa e dà testimonianza di te. Le persecuzioni approfondiscono la sua fede, le sofferenze rafforzano la speranza di quelli che ti amano e attendono la tua venuta. La fede nella tua vittoria finale mi permette di sopportare questi tempi difficili. Dammi i tuoi occhi, perché, attraverso essi, io possa guardare i cambiamenti che avvengono nel vecchio mondo e possa percepire la nascita di nuovi cieli e di una terra nuova. 




 PRIMA LETTURA  
 Sorgerà per voi il sole di giustizia. 
 Dal libro del profeta Malachia 3,19-20a
 Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia. 
 Parola di Dio. 




 (Dal Salmo 97) 
 R: Il Signore giudicherà il mondo con giustizia. 
 Cantate inni al Signore con la cetra, 
 con la cetra e al suono di strumenti a corde; 
 con le trombe e al suono del corno 
 acclamate davanti al re, il Signore. R.
 Risuoni il mare e quanto racchiude, 
 il mondo e i suoi abitanti. 
 I fiumi battano le mani, 
 esultino insieme le montagne 
 davanti al Signore che viene a giudicare la terra. R.
 Giudicherà il mondo con giustizia 
 e i popoli con rettitudine. R.


 SECONDA LETTURA  
 Chi non vuole lavorare, neppure mangi. 
 Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2Ts 3,7-12
 Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. 
 Parola di Dio. 







CANTO AL VANGELO (Lc 21,28) 
 Alleluia, alleluia. 
 Risollevatevi e alzate il capo, 
 perché la vostra liberazione è vicina. 
 Alleluia.

 


 VANGELO  
 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. 
 + Dal Vangelo secondo Luca 21,5-19
 In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». 
 Parola del Signore. 




OMELIA 
 Capita anche ai nostri giorni di soffermarsi dinanzi ai nostri templi per ammirarne le belle pietre, i doni votivi, e di godere per quello che per noi rappresentano. Si era formato un gruppo dinanzi al tempio di Gerusalemme, orgoglio del popolo d'Israele, costruito dal re Salomone per volere di Dio. Non mancavano davvero i motivi per restarne ammirati e stupìti dinanzi a tanta bellezza. La maestosità e la solidità di quel tempio dava l'idea di una costruzione destinata a sfidare i secoli. Ed invece ecco l'intervento di Gesù: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Non ci viene riferita la reazione degli astanti, ma possiamo ben supporre lo sgomento che li ha assaliti e forse anche la vibrata protesta contro il Cristo che appariva loro come profeta di sventura. Gesù prende l'occasione per parlare di un'altra fine e dei difficili tempi che stanno per sopraggiungere. «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo». Tutto ciò riguarda le inevitabili ricorrenti guerre e fenomeni naturali avversi e catastrofici. Non meno grave è quanto viene preannunciato per i suoi discepoli: «Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza». Quanto preannunciato è già in gran parte puntualmente accaduto. La Chiesa fino ai nostri giorni ha sofferto persecuzioni e il numero dei martiri è praticamente una schiera che nessuno può contare. Non dobbiamo mettere l'accento sugli aspetti minacciosi che il testo evangelico potrebbe contenere. Il Signore non vuole spaventarci, ma al contrario garantirci la sua costante ed efficace protezione in tutte le vicende che possono accaderci. È interessante infatti la conclusione a cui Gesù vuole condurci: lo Spirito Santo si ergerà a nostro difensore nei tribunali degli uomini e poi aggiunge: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime». Dobbiamo perciò guardarci da coloro che interpretando a modo proprio questo vangelo, vanno facendo terrorismo religioso, passando di casa in casa ingenerando immotivate paure. Non ricordano le altre consolanti parole del maestro divino: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geènna». (Padri Silvestrini) 


 MEDITAZIONE 
 Dio onnipotente ci ha risuscitati per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, secondo la sua promessa infallibile, e con noi tutti quelli che sono morti sin dal principio. Ci farà risorgere proprio come siamo adesso, ma senza più difetti, senza più brutture, poiché risorgeremo incorruttibili, eterni. Anche se perdiamo la nostra vita in mare, se siamo sepolti e dispersi nella terra, se siamo dilaniati da bestie feroci o da rapaci, egli ci risusciterà grazie alla sua potenza, poiché tutto l'universo è nelle mani di Dio: "Nemmeno un capello del vostro capo perirà". E ci esorta anche in quest'altro modo: "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". A proposito della risurrezione dai morti e della ricompensa destinata ai martiri, Gabriele dice a Daniele: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre". 
COSTITUZIONI APOSTOLICHE 




 Domenica – 33.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 21,5-19

La storia e la fine della storia.

Siamo alla penultima domenica del ciclo liturgico. La liturgia della Parola è incentrata sulla storia e sulla fine della storia. Ci sono vicende stori che terribili, come la distruzione del tempio, i falsi messia, le guerre e le persecuzioni. Questi sono segni dei tempi, non della fine dei tempi. Il giorno del Signore, preannunziato da Malachia, arriverà con segni spaventosi sulla terra e nel cielo, ma il quando non ci è noto.

La storia è il “luogo” dove si decide l’aldilà della storia. Se guardiamo gli uomini, la storia resta avvolta da una certa ambiguità perché è sempre in gioco la libertà umana. Nel Vangelo Gesù parla di alcune vicende storiche, che si svolgeranno nei decenni seguenti alla sua esistenza terrena: la distruzione del tempio di Gerusalemme – un vero scandalo per i Giudei che lo ascoltavano -, l’apparizione di falsi messia che predicano la fine del mondo, ai quali non bisogna credere, le guerre e le loro conseguenze sulla popolazione, la persecuzione dei cristiani e le loro tribolazioni a causa della fede. Tutte queste vicende sono segni dei tempi, e dovremo leggerli con attenzione e lungimiranza, ma non sono segni dell’ultimo giorno, della fine dei tempi, «perché non sarà subito la fine». Il Signore ci invita a far buon uso della nostra libertà, consapevoli che da essa dipende il percorso della storia per il male o per il bene. Riguardo alla fine della storia e ai tempi, Gesù continua a insistere che non importa sapere il “quando” – lo sa Iddio ed è sufficiente – quanto piuttosto “cosa” avverrà con la fine, cioè il giudizio di Dio. Esso sarà rovente come un «forno per i superbi e gli ingiusti, ma sole di giustizia per il cultori del mio nome». Non è importante conoscere il futuro per dominarlo, ma vivere il presente per ordinare il futuro secondo il piano di Dio; guardare nel presente i messaggi di Dio attraverso le vicende storiche per capire il futuro e viverlo saggiamente. Il pensiero della fine dei tempi non dovrà essere motivo per dimenticare il presente, l’unico tesoro che abbiamo in mano e che possiamo mettere a frutto per la vita eterna. La via della libertà attraversa la storia umana e penetra nell’ aldilà, dove la libertà ha termine. Per questo Paolo esorta i Tessalonicesi a “non essere oziosi”, a costruire la storia con le loro mani. Lavorando da uomo libero il cristiano costruisce la sua dimora eterna.





VIVERE LA PAROLA DI OGGI


Allontana dal tuo spirito tutti i ricordi tristi. Forse ritornando sugli sbagli passati arriverai a
correggere il male che già è avvenuto?
No!
Quanto più rimescolerai nel tuo cuore le tristezze del passato, tanto più soffrirai, senza risultato
alcuno.
Dirigi la tua mente ai ricordi gioiosi, ai momenti felici, agli avvenimenti piacevoli del passato.
Accendi la luce, perché spariscano le tenebre.


Nel Nome di Dio’ Pace & Bene.

domenica 3 novembre 2019

Dal Vangelo di Oggi Domenica 3 Novembre 2019 Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal Vangelo di Oggi: Domenica 3 Novembre 2019 
 Lc 19,1-10 
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.





PREGHIERA DEL MATTINO
Mio Dio, tu non metti nessuno fra i “passivi”, tu non rifiuti nessuno a priori. Al contrario, tu rendi possibile a noi tutti la conversione, offrendoci il tuo perdono e la gioia di riconciliarci con te e con gli altri. Avvicinati a me oggi e volgi i tuoi occhi su di me. Aiutami a saldare i miei debiti verso gli altri, a ricompensare il male col bene, qualora abbia fatto del male a qualcuno, e ad essere pronto ad accoglierti oggi. Alleggerisci le mie spalle del fardello di una vita falsa, concedimi la gioia di cambiare interiormente, uniscimi strettamente alla mia famiglia e ai miei amici con i legami di un amore sincero e autentico.

PRIMA LETTURA 
Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.
Dal libro della Sapienza 11,22- 12,2
Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. 

Parola di Dio.




(Dal Salmo 144)

R: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.


SECONDA LETTURA 
Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2Ts 1,11- 2,2
Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Gv 3,16)
Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia.

 


VANGELO 
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
+ Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico ela stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.



OMELIA
Nel vangelo di oggi emerge, simpatica ed accattivante, la figura del piccolo Zaccheo. Lo potremmo definire un curioso di Dio, un cercatore di Cristo e, volendo, un arrampicatore sui sicomori. Egli si stacca dalla folla, si libera dall’anonimato, arrampica su un sicomoro, vuole vedere chi è Gesù; per ora non osa sperare di più. Il Signore però trascende i desideri degli uomini e si rende visibile e comprensibile a chi lo cerca con cuore sincero. Gesù guarda con simpatia Zaccheo, rannicchiato tra i rami, e lo invita a scendere “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Gesù attua con Zaccheo la sua solenne promessa e la esplicita ulteriormente dicendo: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. La salvezza coincide con una totale e sincera conversione: Zaccheo alla presenza del Cristo, fa un attento e puntuale esame della sua vita, riconosce i propri errori, si mostra sinceramente pentito, li dichiara in una pubblica confessione alla presenza del Signore, si impegna concretamente a riparare per il maltolto e si rende disponibile a dare ai poveri la metà dei suoi averi. È un esempio mirabile di autentica confessione sacramentale dove tutti gli elementi vengono scrupolosamente e pienamente osservati. Il vero protagonista della storia è però ancora una volta lo stesso Signore: è lui che prende l’iniziativa, lui si autoinvita a casa di Zaccheo, è lui l’autore principale che lo induce alla confessione e alla conversione. Zaccheo potrebbe essere il patrono dei convertiti e anche dei piccoli di statura, di tutti coloro che per vedere qualcosa o qualcuno debbono arrampicarsi su un albero purché non vengano a trovarsi in un deserto! (Padri Silvestrini)

MEDITAZIONE DI SANTA TERESA
Voi lo sapete, madre mia, che ho sempre desiderato essere una santa; ma ahimé! Ho sempre constatato, nel paragonarmi ai santi, che vi è tra loro e me la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia calpestato dai piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Il buon Dio non saprebbe ispirare desideri irrealizzabili; posso quindi, malgrado la mia piccolezza, aspirare alla santità. Diventare più grande è impossibile; devo sopportarmi quale sono con tutte le mie imperfezioni. Ma voglio trovare il modo di salire al cielo attraverso una piccola via diritta, corta, una piccola via nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni; ora non è più il caso di salire i gradini di una scala; nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei trovare l’ascensore per elevarmi fino a Gesù, poiché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio; e ho letto queste parole uscite dalla bocca della saggezza eterna: “Chi è inesperto, corra qui!”. Allora sono venuta, capendo che avevo trovato ciò che cercavo. E volendo sapere, o mio Dio, che cosa farete agli inesperti che risponderanno alla vostra chiamata, ho continuato le mie ricerche, ed ecco che ho trovato: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; vi porterò in braccio e vi accarezzerò sulle ginocchia”. Ah! Mai parole più tenere, più melodiose sono venute a far gioire la mia anima; sono le vostre braccia, o Gesù, l’ascensore che deve portarmi fino al cielo. Io non ho bisogno di diventare più grande; al contrario, bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più. O mio Dio, voi avete superato la mia attesa! Voglio cantare la vostra misericordia. SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO  


Domenica – 31.A Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 19,1-10
Oggi è venuta la salvezza
La figura simpatica e generosa di Zaccheo spicca tra i testi della odierna liturgia domenicale. Zaccheo è in qualche modo uno specchio dell’uomo, di ognuno di noi: è un peccatore, pentito e salvato da Gesù Cristo. “Oggi, la salvezza è entrata in questa casa”. Zaccheo riceve la salvezza da Gesù che “non guarda ai peccati degli uomini in vista del pentimento” (prima lettura). Dio vuole che questa salvezza raggiunga tutti gli uomini, e per questo chiama tutti alla fede in Dio e in Gesù Cristo, una fede che coinvolge la vita. Chi crede e vive della fede è già salvato, anche se soltanto nell’aldilà la salvezza sarà piena e definitiva.
 “Salvezza” significa liberazione dal male, da ogni male; ma soprattutto significa donazione del bene integrale. Gesù salva Zaccheo liberandolo da se stesso, liberandolo dal male fatto a tante persone. Ma non si limita alla sola liberazione: c’è anche il dono. Gesù dona a Zaccheo il bene della fede, della pace, della giustizia, dell’amore. È Gesù che prende l’iniziativa della salvezza, ma è Zaccheo che l’accetta. Quel che accadde a Zaccheo, si ripete per ogni persona che incontra e abbraccia Gesù. Zaccheo era malvisto dai suoi contemporanei. Egli era un peccatore: dire “pubblicano”, infatti, a quei tempi voleva dire “ladro”, dedito alla malavita, venduto al nemico, l’occupante romano. Un uomo tale era disprezzato dai farisei benpensanti che preferivano emarginarlo. Gesù è venuto a “cercare la pecorella smarrita”. Per Gesù, Zaccheo è una pecorella smarrita che bisogna recuperare e ricondurre all’ovile. Il Maestro non ha paura delle critiche dei benpensanti, l’unico suo interesse è salvare Zaccheo e tutta la sua casa. Gesù ricorda al pubblicano i suoi peccati, lo perdona, gli mostra il suo amore e così lo converte e lo salva. Zaccheo da parte sua non ha paura di convertirsi, di rompere con il passato e cambiare vita. Gesù è molto concreto: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. La salvezza non soltanto guarda al futuro, ma è già presente nelle vicende della vita di ogni giorno. La certezza di essere salvati “oggi” dà grande sicurezza a Zaccheo e alla sua famiglia, così come ai Tessalonicesi – ai quali Paolo deve ricordare che “il giorno del Signore”, cioè la sua venuta finale, non è imminente – e a noi tutti nelle circostanze concrete della nostra esistenza cristiana.
Signore, gioia piena nella tua presenza.
Nel Nome di Dio’ Pace & Bene.