
Dal Vangelo: Novembre 2019
33.a Tempo Ordinario
Lc 18,35-43
Dammi vita, Signore. e osserverà la tua parola.
PREGHIERA

Grandissima fu l’ira sopra Israele
Dal primo libro dei Maccabèi 1Mac 1, 11-16.
In quei giorni, uscì una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci. In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male. Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. Grandissima fu l’ira sopra Israele.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO
(Gv 8,12)
(Gv 8,12)
R. Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
R. Alleluia.

Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!
+ Dal Vangelo secondo Luca 18,35-43
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Parola del Signore.

Chi è questo cieco, accovacciato nell’oscurità della propria vita, ai margini di una folla apparentemente lucida e dal cammino ben rischiarato, ma che impedisce il grido di cuore del non vedente troppo intempestivo? Sono io, quando ho la coraggiosa ingenuità di interpellare Cristo, lui che giustamente non passa così vicino a me che per farsi fermare, e che non è importunato da nessun grido che viene dal cuore, soprattutto quello della non vedenza. Io, ancora, quando riconosco che la semplice preghiera, fiduciosa e non affettata, è il collirio che mi restituisce la vista. Io, infine, quando la mia lode si aggiunge a quella degli umili vedenti.

Meditazione sul Vangelo di Lc 19,1-10
Contro la tiepidezza.
Nel libro dell’Apocalisse incontriamo oggi i messaggi rivolti alla Chiesa di Sardi e alla Chiesa di Laodicea. La prima è chiamata a risvegliarsi, perché sta morendo al suo interno; la seconda deve invece uscire dalla sua tiepidezza. Dio le corregge per amore, vuole destarle a vita nuova.
«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta , io verrò a lui, cenerò con lui ed egli con me». Il più grande desiderio di Dio è entrare in comunione con l’uomo. Ci cerca, si ferma alla nostra porta, non la sfonda ma bussa, aspettando la nostra decisione. Se gli apriremo, Lui verrà a noi e condivideremo la stessa cena, la stessa vita. Siamo fatti per questo. Il nostro cuore cerca questa comunione e ce lo dice in tanti modi, anche se spesso facciamo fatica a riconoscere gli input che ci invia. Nella lettura però il Signore appare anche molto severo. Come mai? Vuole colpire quei peccati che impediscono questa condivisione, che addormentano e uccidono lo spirito dell’uomo. Sono quelle colpe che chi ci vive accanto spesso non vede, perché possono essere scoperte solo da un occhio di fede, da una mente plasmata dalla Parola di Dio. Ci sono tante persone “morte dentro” perché incapaci di uscire dai loro piccoli e grandi egoismi, uomini e donne che si preoccupano unicamente di apparire ma non coltivano la loro interiorità secondo Dio. Il Signore allora le richiama: «Rinvigorisci ciò che sta per morire», non lasciarti morire del tutto! Ci sono poi coloro che non fanno né il bene né il male. Sono i tiepidi, quelli che non si lasciano mai coinvolgere, che girano lo sguardo per non vedere, che non si interrogano e non entrano mai in crisi, che hanno per ideale solo la loro tranquillità, che rimangono tra le loro quattro mura per non essere mai disturbati dal prossimo. A volte dicono qualche preghiera o vanno a messa la domenica e si sentono a posto. Ma alla fine non sono contenti perché anche il loro cuore è fatto per cose grandi, per amare tanto, e soffre dall’essere incatenato dall’indifferenza, dalla paura. Dio con loro è duro: «Sto per vomitarti dalla mia bocca». È una frase forte di cui però abbiamo estremo bisogno. Il Signore, quando corregge, lo fa sempre per amore, non dimentichiamolo. La sua franchezza è la nostra salvezza.

Che non ci manchi la lotta, Signore. Che siamo sempre trovati degni della lotta e della prova, al fine di mantenere vive le forze del nostro amore, e allertato tutto il vigore della nostra fede. Accendi in noi il fuoco della preghiera nel cuore della notte, e fa’ che ti chiamiamo senza fine come il cieco: “Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi peccatori”.

Il mio bene è stare vicino a Dio,
nel Signore Dio riporre
la mia speranza.

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