Agosto 2019 S. Monica 21.a di Tempo Ordinario
Mt 23,23-26
Mt 23,23-26
Signore, tu mi scruti e mi conosci.
PRIMA LETTURA
Avremmo desiderato trasmettervi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1Ts 2,1-8
Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Parola di Dio.
CANTO DEL VANGELO (Eb 4,12)
R. Alleluia, alleluia.
La parola di Dio è viva, efficace:
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
R. Alleluia.
VANGELO
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 23,23-26
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!».
Parola del Signore.
PERSONALE
Il discorso sui "guai" è fin troppo commentato per dirne qualcosa di singolare, e poi perché voler guastare la profondità di un simile testo con delle sciatterie? E allora, mi limiterò a ribadire che, sebbene le parole di Gesù risuonino come una condanna del fariseismo, gli strali dell'evangelista sono rivolti a quegli atteggiamenti della prima comunità forse troppo attenta alla rigidità della norma, al proselitismo e ad un rapporto formale, nella ricerca delle verità di fede, oltre che nel culto. Niente di nuovo sotto il sole! Anche perché l'applicazione del brano andrebbe fatta, non con pii sospiri sulla cattiveria dei farisei, che poveretti avevano anche i loro bei pregi, anzi, questi erano di gran lunga più dei difetti, ma si dovrebbero sottolineare le incoerenze di noi singoli, delle nostre comunità cristiane e religiose, delle nostre chiese. I "guai", infatti, vanno visti in una visione "programmatica": in essi si vuole mettere in luce che la scelta cristiana comporta un modo nuovo di porsi nei confronti di Dio, del prossimo, del culto e pure della teologia. Il richiamo forte di Gesù, infatti, si appunta proprio sulle verità di fede che malamente insegnate e infelicemente vissute portano alla propria perdizione oltre che a quella degli altri. Oggi, inizia anche la lettura della prima lettera ai Tessalonicesi. È uno scritto che si avrà modo di gustare nella sua primitiva semplicità, è il più antico del Nuovo Testamento databile intorno all'anno 51 dopo Cristo. Una sola cosa mettiamo in evidenza della parte che ci viene proposta oggi: la fede cioè è una modalità "attiva" e "operante". Nessuna "staticità" è concessa, e meglio sarebbe leggere il testo integralmente per averne ulteriore conferma. Tutto appare in movimento, quasi concitato, e tutto il dinamismo è orientato a Cristo, resuscitato e atteso dai cieli.
(Padri Silvestrini)
(Padri Silvestrini)
PREGHIERA
Signore, tu ci metti alla prova, anima e corpo, scruti i nostri cuori e i nostri reni. Io mi offro al tuo sguardo che vede tutta la mia vita con misericordia. Purifica il fondo del mio cuore da ogni cupidigia ed intemperanza, in modo che io ami con misura, giustizia e compassione. Non pronunciare per me le parole con cui hai condannato gli scribi e i farisei ipocriti: "Guai a voi...". Io ti dono il mio cuore, che tu stesso hai plasmato, in un'offerta che vorrei ti fosse gradita. Rendilo puro e pieno di carità, vieni a costruirvi la tua dimora.
MEDITAZIONE
Voi siete figli degli uccisori dei profeti.
La forza d’urto delle accuse che Gesù rivolge agli osservanti religiosi del suo tempo raggiunge con queste parole un punto di non ritorno. La denuncia di ipocrisia mette in discussione non soltanto coloro che lo ascoltano, ma tutta la tradizione a cui essi appartengono. Lungo la storia, in troppi si riempiono la bocca delle lodi dei profeti solo quando essi sono ormai morti da tempo. Anche il nostro giudizio sulla storia, dunque, rivela la nostra ipocrisia, anche la comprensione che abbiamo dell’intervento di Dio nella storia lascia emergere se nascondiamo il nostro putridume interiore dietro parvenze di moderazione e di equilibrio. I profeti trovano i loro avversari soprattutto all’interno della propria gente. E la loro sorte è sempre la morte. Perché? Israele dovrebbe saperlo molto bene dato che ha regalato al mondo la profezia. Non il vaticinio o la lettura del futuro. La profezia è altra cosa. È denuncia. È annuncio. Senza la prima, il secondo non è possibile. Inevitabilmente, uomini religiosi e istituzioni religiose sono condannati alla sclerosi, mentre il Dio di Abramo, lsacco e Giacobbe, il Dio dei vivi e non dei morti è il Dio della continua novità. Per questo ha scelto di rivelarsi nella storia. I profeti guardano alla storia con lungimiranza e denunciano l’immobilismo con cui invece si cerca di conservare uno status quo di privilegi. l profeti sanno che la storia è di Dio, ma sanno anche che Egli non ha mai privato gli uomini della parte di responsabilità storica che compete a ciascuno. Per questo denunciano, finché e possibile fare qualcosa per evitare il disastro e consolano quando si rimane vittime dei propri stessi errori. Il tempo del profeta è il presente. Un presente da cambiare per costruire il futuro. Non si possono ascoltare oggi i profeti di ieri, né si può pensare di prepararsi al domani senza intervenire sul presente.