Visualizzazione post con etichetta Allelluia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Allelluia. Mostra tutti i post

domenica 23 agosto 2020

Ecco perché il Maestro stesso chiede direttamente ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?

  Il Vangelo nella 21 Domenica per annuo 
  Cristo, Tu ci sei necessario  



 Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Gesù aveva lasciato Tiro e Sidone e si era ritirato con i suoi discepoli nella regione di Cesarea di Filippo città situata ai piedi del monte Hermon nell’estremo nord di Israele. Il luogo si presentava come un crocevia, appositamente scelto dal Maestro. Infatti vi si adoravano altri dei. E lì sgorgano le fresche acque del Giordano. Il luogo sembrava propizio: un invito a riflettere sul senso della vita e sulle opportunità di una realizzazione personale con Lui. Tutto diventava chiamata e vocazione. La natura stessa invitava i pellegrini ad ascoltare la parola di Dio a scegliere con saggezza il cammino della propria vita.
 
Al centro del Vangelo di questa domenica vi sono due domande fondamentali. Lo sono state per i discepoli allora, lo sono e lo saranno per ogni cristiano: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». I discepoli riportarono a Gesù l’opinione corrente che vedeva nel Giovane Rabbi di Nzareth un profeta: secondo alcuni egli sarebbe Giovanni il Battezzatore risorto dai morti; secondo altri sarebbe il nuovo Elia, il grande profeta rapito da Dio in cielo; secondo altri ancora in lui rivivrebbe Geremia, il profeta duramente perseguitato dalla classe sacerdotale del suo tempo.
 
Tutte risposte che contenevano una parte di verità, ma ancora insufficienti a esprimere esattamente chi era ed è veramente Cristo.
Ecco perché il Maestro stesso chiede direttamente ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». In questo caso, essi non potevano più limitarsi a riferire i pareri e le opinioni della gente su Gesù; dovevano dire che cosa ne pensassero loro stessi! I Dodici, soprattutto, avevano seguito il Maestro per circa tre anni; l’avevano conosciuto da vicino; avevano lasciato la casa, la barca, il padre; erano indubbiamente rimasti ammirati dai miracoli, affascinati dalle sue parole e dai suoi insegnamenti, stupiti e sorpresi dal suo stile di vita: che ne pensavano?

Il diaologo di Gesù con i suoi discepoli si snodò  lungo questa direttrice:


·            «La gente chi dice che il Figlio dell'uomo?». Per rispondere a questa domanda è sufficiente prestare attenzione alle voci, alle opinioni e ai commenti della gente. È sufficiente raccogliere qua e là delle informazioni. E al riguardo nessuno è compromesso direttamente e personalmente. Chiunque può sapere e conoscere molte cose su di Gesù e non muovere neppure un passo per seguirlo. 
 
·            «Ma voi chi dite che io sia?». Gesù provocò i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Per rispondere a questa seconda domanda è necessario scendere nel profondo del proprio cuore. Ci vuole un supplemento di fede. Gesù ci chiede cosa significhi Lui per noi. E non è sufficiente rispondere con dati imparati a memoria. È necessario esaminare la verità profonda della propria esistenza e la decisione personale di seguire il suo cammino. La fede cristiana non è soltanto adesione dottrinale, ma comportamento e vita segnata dal nostro rapporto con Gesù. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui.
Al centro del brano evangelico c’è il breve ma serrato dialogo tra Gesù e Pietro. Centinaia di libri sono stati dedicati a commentare questo incrocio di dichiarazioni:
 
·            «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Solenne professione di fede, che da allora la Chiesa continua a ripetere. Ecco la vera identità del Maestro! Pietro riconobbe in Gesù il Cristo, cioè il Messia, il Re di pace e di giustizia atteso da Israele in favore di tutta l’umanità. Anche noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero "tesoro" per il quale vale la pena di sacrificare tutto. Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano
 
·            «Beato sei tu, Simone, … perché te lo ho rivelato il Padre mio che è nei cieli». Ed è proprio in quanto destinatario di questo dono di grazia che Simone riceve da Gesù un nome nuovo, Kefa’ Pietra. Pietro è la forma in cui si è resa in italiano la parola ebraica Kefa', che significa roccia, pietra inamovibile. Nei Vangeli si possono trovare molte beatitudini o espressione di compiacimento. Questa benedizione sottolinea la povertà delle nostre scoperte umane. E proclama la misericordia di Dio che ha rivelato la sua volontà svelando al tempo stesso la nostra fortuna. 
 
·            «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». L'originale gioco di parole indica che Pietro è la roccia. È la prima volta che Gesù parla della Chiesa, la cui missione è l’attuazione del disegno grandioso di Dio di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia. Il pescatore di Galilea è proclamato da Gesù fondamento della sua comunità, la Chiesa, e roccia capace di confermare i fratelli nella fede. “Sulla roccia di questa fede, confessata da san Pietro, Cristo ha fondato la sua Chiesa” (CCC 424). Dopo questa dichiarazione Gesù aggiunse una promessa.
 
            «A te darò le chiavi del regno dei cieli».  “Il “potere delle chiavi” designa l'autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa” (CCC 553). Il piano di Gesù riguardo alla sua Chiesa sussiste nel tempo, secondo la tradizionale interpretazione cattolica delle tre metafore: la pietra, le chiavi, il binomio legare-sciogliere. “Il potere di “legare e sciogliere” indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli” (CCC 553). Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa! Nessuno può dire Cristo sì, la Chiesa no! La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui. La missione di Pietro e dei suoi successori è quella di servire l’unità dell’unica Chiesa di Dio; il suo ministero indispensabile è far sì che essa sia la Chiesa di tutti i popoli. Servire dunque l’unità di quanti in Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle è la peculiare missione del Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro.

Cari Amici
Chi è Gesù? Questa domanda percorre, in forme differenti, tutto il Vangelo ed è  centrale per la nostra fede. Dalla risposta a tale interrogativo dipende la nostra relazione con lui, il Signore della nostra vita. Il cristianesimo non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo consiste nell’incontro e nel rapporto personale con Gesù.
A
ll’inizio dell’essere cristiano, all’origine della nostra testimonianza di credenti non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. L’incontro con Gesù colpisce, afferra, coinvolge e muove la libertà. E questo perché soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore. Ogni cristiano potrà dirsi tale se, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, rinnoverà tutti i giorni il suo incontro personale con Gesù Cristo e prenderà prendere ogni giorno la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta.
 
La domanda di Gesù raggiunge oggi ciascuno di noi: "Tu chi credi che io sia?". Centro e cuore della fede è riconoscere Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio che dona la vita per noi. La situazione del dialogo di Cesarea di Filippo non è mutata. Nel nostro contesto culturale e sociale c’è un certo disagio di fronte a questa domanda. Non solo anche oggi su Gesù ci sono le più diverse opinioni della gente: ma quel che è peggio è che non si pensa a Gesù come il Redentore dell’uomo, il Salvatore, il Messia. Libri, racconti fantasiosi, interpretazioni fuori di ogni sana tradizione hanno frantumato Gesù Cristo e la sua identità.
 
Gesù domanda a ciascuno, oggi: "Per te, chi sono io?". La risposta coinvolge tutta la propria persona, scava in profondità, non lascia scappatoie. Il Maestro esige una risposta che impegni in prima persona: non si può rispondere per sentito dire. Ognuno a questa domanda deve rispondere con la propria esperienza personale di Cristo. Avere a che fare con lui non è un evento innocuo o marginale: deve coinvolgere tutta la persona. Il cristianesimo, infatti, non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo è il mio rapporto con Gesù!

Spesso la nostra tentazione è quella di voler essere cristiani senza sequela del Maestro Gesù, riducendo la nostra fede a una affermazione dogmatica o all’adorazione di Gesù come Signore e Figlio di Dio. Il criterio per verificare se crediamo in Gesù come il Figlio di Dio incarnato è quello di verificare se siamo disponibili a seguire solo Lui. Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.

Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.

Una cosa è certa: quelli che hanno fatto questo salto non tornerebbero indietro per nulla al mondo e anzi si stupiscono di aver potuto vivere tanto tempo senza la luce e la forza che vengono dalla fede in Cristo. Come S. Ilario di Poitiers che si convertì da adulto, essi sono pronti ad esclamare: "Prima di conoscerti, io non esistevo".

Il Papa Paolo VI, vero innamorato di Cristo, scrisse:
O Cristo, Tu ci sei necessario per venire in comunione con il Padre,
per diventare, con Te, che sei unico Figlio, Suoi figli adottivi.
Tu ci sei necessario, o solo Maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e destino e la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del genere umano,
per ritrovare le ragioni della vera fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia,i tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, o Cristo, Signore, Dio-con-noi,
per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino faticoso della vita,
fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli". (Quaresima 1955)
 
Tutti noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero tesoro per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano.
Allora: chi è Cristo? Dalla personale nostra risposta dipenderà la nostra vita.

Padre, fonte di sapienza,
che nell’umile testimonianza dell’apostolo Pietro
hai posto il fondamento della nostra fede,
dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito,
perché riconoscendo in Gesù di Nazaret
il Figlio del Dio vivente,
diventino pietre vive
per l’edificazione della tua Chiesa.

 

sabato 23 maggio 2020

Sabato 23 Maggio 2020: Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto.

La Parola di vita

6.a di Pasqua

Dio è re di tutta la terra


 

 Gv 16,23b-28



Preghiera

Padre Nostro! Voglio vivere questo giorno come tuo vero figlio. Perché so che tu sei mio Padre, e che mi ami; guardami e amami come il tuo proprio Figlio. Il tuo amore cambierà il mio cuore, lo renderà più simile a quello del tuo Figlio unigenito e tu potrai amare in me quello che ami in lui. Con lui, per lui, ed in lui voglio darti tutto l'onore, la lode e la riconoscenza che tu meriti. Il tuo Figlio mi ispira questa preghiera all'alba di questo nuovo giorno. Sono sicuro che sarà ascoltata perché Gesù te la presenta e tu stesso mi conosci e mi ami.

 

 Lettura

Apollo dimostrava attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli 18,23-28

Trascorso ad Antiòchia un po' di tempo, Paolo partì: percorreva di seguito la regione della Galàzia e la Frìgia, confermando tutti i discepoli. Arrivò a Èfeso un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, esperto nelle Scritture. Questi era stato istruito nella via del Signore e, con animo ispirato, parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare in Acàia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto là, fu molto utile a quelli che, per opera della grazia, erano divenuti credenti. Confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.

Parola di Dio.


 


CANTO AL VANGELO 

(Gv 16,28)

 Alleluia, alleluia.

Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo;

ora lascio il mondo e vado al Padre.

 Alleluia.

 



Vangelo

Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni 16,23b-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l'ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete  amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

Parola del Signore.

 

Omelia

Gesù lascia un ultimo messaggio ai suoi discepoli. Egli sta andando al Padre, glorificato sulla Croce ci manifesta l'amore del Padre. È questo l'ultimo ed il primo dei suoi messaggi: Gesù è sceso sulla terra per amore e ritorna al Padre per amore. In questo arco ecco ci è portata un'altra consegna che è conseguenza diretta di questa. È la preghiera. E' significativo che il suo lungo commiato con i discepoli si concluda con questa esortazione. Gesù stesso pregherà il Padre per noi; adesso ci invita a pregare. Preghiamo il Padre nel nome di Gesù Cristo; rivolgiamoci a Lui con fiducia chiedendo Cristo come Mediatore che si è offerto completamente al Padre. Non è semplice quello che ci chiede Gesù Cristo. Pregare nel suo nome non è immediato e significa un atto di vera conversione. La preghiera per essere efficace deve corrispondere ad un nostro preciso atteggiamento. Umiltà è l'ascolto vero delle Parole di Cristo, sono la base ed il fondamento della vera preghiera. Gesù ci dice anche che la preghiera deve nascere dalla fede e dall'amore perché abbiamo creduto in Lui e lo abbiamo amato. È ancora il comandamento dell'amore che deve informare la nostra vita. La preghiera è allora anche un cammino. La fede è il fondamento della preghiera e la preghiera alimenta la fede. L'amore è la base della preghiera e preghiamo per amare di più e meglio. La preghiera parte da una vera conversione e la conversione a Cristo fa sgorgare una preghiera pura ed efficace. La preghiera nasce dall'ascolto della Parola e la Sacra Scrittura tesse le nostre preghiere. È il circolo della vita cristiana basata sulla fede, sulla speranza e sulla carità. (Padri Silvestrini)



 




Preghiera

Tutte le volte che oggi ti ho trattato come Padre e ho trattato gli altri come fratelli, mi sono sentito felice. Grazie. Perdonami di averlo spesso dimenticato: non ho avuto fiducia nella tua bontà di Padre tra le sofferenze e la tristezza di questo giorno, ho avuto paura e mi sono sentito solo; ho perso la pace e non ho visto il tuo volto nei miei fratelli. Più che come fratello, talvolta ho vissuto come uno straniero. Perdonami. Grazie, Padre, perché so che malgrado tutto tu aspetti la mia preghiera della sera e la ascolti con amore. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore.








martedì 18 giugno 2019

Dal Vangelo secondo Matteo 5,27-32 Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.


Mt 5,27-32A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento.


PRIMA LETTURA  
Abbiamo un tesoro in vasi di creta
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 2 Cor 4, 7-15
Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. di Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita  Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
Parola di Dio. 



(Dal Salmo 115) 
R. A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Ho detto con sgomento:
«Ogni uomo è bugiardo». R.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R.


CANTO AL VANGELO (Fil 2,15-16) 
Alleluia, alleluia. 
Risplendete come astri nel mondo, 
tenendo salda la parola di vita. 
Alleluia. 


VANGELO  
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo 5,27-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio". 
Parola del Signore. 

OMELIA 
Già guardare una donna con desiderio significa commettere adulterio con lei. Il peccato, come le opere di bene, provengono dalle nostre interiori convinzioni, dall'orientamento che abbiano impresso nel nostro cuore. L'azione che ne segue è solo l'esteriore manifestazione di ciò che prima è maturato dentro di noi. I nostri occhi, definiti la finestra dell'anima, ci trasferiscono immagini e causano sensazioni che, se non filtrate dalla nostra coscienza, che deve operare la selezione, ci spingono all'azione cattiva, non conforme alla risposta di amore divino. Ecco perché il Signore arriva a dirci che se il nostro occhio ci è motivo di scandalo, dobbiamo essere pronti anche a cavarlo pur di entrare nel regno dei cieli. L'inquinamento dell'anima è un fatto molto più debilitante della perdita di un nostro organo fisico come il nostro occhio o la nostra mano. Siamo così sollecitati a considerare con la migliore attenzione i valori del nostro corpo, pur meritevoli di attenzioni e di cure, e quelli dello spirito, che dobbiamo conservare integro per la vita eterna. 
Viene da pensare che ai nostri giorni talvolta sono più affollati gli ambulatori dei medici che non i confessionali e le chiese. Spesso capita di vedere gente che si affanna più per la dimora terrena che non per quelle definitiva e celeste. Soffriamo momenti di confusione e di capovolgimenti di valori. Ciò anche perché il nostro sguardo, non è più assuefatto a svolgere con sapienza la dovuta introspezione dell'anima. C'è troppo chiasso intorno e la fretta morde il nostro incedere nel mondo. Riflettere, meditare, esaminarsi interiormente è virtù di pochi. Forse anche per questo il discorso sulla fedeltà coniugale per molti, come ai tempi di Cristo, non è più un valore.Padri Silvestrini) 


PREGHIERA 
Questa sera si alzano le ombre. 
Io torno a te. Ti ho lasciato? 
Ritorno con il cuore serrato. 
Perché la terra si riempie di crimini, di adulteri di ogni tipo? 
O Padre, com'è bello posare sul tuo seno la colpa del tuo popolo, la mia: "
Non scacciare il tuo servo con collera". Perdona, fremi ancora nel tuo cuore. 
Guarda il sangue di tuo Figlio Gesù Cristo che brucia le nostre colpe. Così mi addormenterò in pace, deponendo nelle tue braccia le sorti del mondo.




domenica 2 giugno 2019

Ascensione del Signore - Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.


 Domenica At 1,1-11; Sal 46; 
Ascende il Signore tra canti di Gioia.



«È salito al cielo, siede alla destra del Padre»
L’Ascensione di Gesù al Cielo, è la grandiosa conclusione della permanenza visibile di Dio fra gli uomini, preludio della Pentecoste, inizia la storia della Chiesa e apre la diffusione del cristianesimo nel mondo.

PEGHIERA DEL MATTINO
Signore Gesù, ti rendiamo grazie perché, dopo aver realizzato la purificazione dei peccati, sei salito alla destra del Padre. La tua gloria è la speranza e il pegno della nostra gloria. Il tuo corpo, diventato spirito che dà la vita, è la pietra angolare del tempio di pietre vive - la Chiesa - che si eleva verso di te dalla terra. Dacci lo Spirito che ci spinge a confessarti come Signore! Accordaci la grazia di saperti incontrare nei tuoi sacramenti, di ascoltarti nella tua Parola, di amarti e rispettarti nei tuoi fratelli, che sono anche nostri fratelli. 


PRIMA LETTURA 
Fu elevato in alto sotto i loro occhi
Dagli Atti degli Apostoli 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo». 


Parola di Dio. 



SECONDA LETTURA
Cristo è entrato nel cielo stesso. 
Dalla lettera agli Ebrei 9,24-28; 10,19-23
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza. Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. 


Parola di Dio




VANGELO
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo. 
+ Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. 

Parola del Signore

OMELIA
«Esulti di santa gioia, la tua chiesa, o Padre per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te». Così ci fa pregare le liturgia in questo giorno solenne. Siamo sollecitati alla gioia, a dare lode a Dio perché Cristo ascende vittorioso e perché anche la nostra umanità è innalzata nella gloria. Il cielo che si riapre per accogliere il Figlio di Dio, si riapre anche per tutti noi. Il primo dei martiri, Santo Stefano, ci conferma in questa visione e in questa nuova speranza: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». Gli apostoli sono testimoni oculari dell'ascensione del Signore. Era stato fissato loro un appuntamento in Galilea, dopo che ripetutamente, lo stesso Signore li aveva preventivamente avvertiti della sua prossima dipartita. Il loro cuore aveva sperimentato angoscia e timore a quell'annuncio. Gesù li aveva rassicurati fino a dire loro: «È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò». Ciò nonostante alcuni di loro dubitano ancora. Per secoli di storia il cielo era rimasto chiuso agli uomini, quella distanza, stabilita dal peccato, sembrava ormai incolmabile per noi legati alla terra. Gesù deve fugare ogni dubbio e non vuole nemmeno che i suoi rimangano incantati a fissare il cielo che lo sta per avvolgere e nascondere ai loro occhi. Vuole invece che nasca nel cuore di tutti la certezza che egli va a prepararci un posto e che ritornerà a prenderci. Questo è il potere che il Padre gli ha conferito, salire al cielo senza lasciarci orfani, anzi con la reale possibilità di restare con noi sempre fino alla fine dei tempi. La fede degli apostoli, così alimentata, dovrà poi essere annunciata e testimoniata al mondo intero: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Da quel giorno, da quel monte della Galilea, è sorta per il mondo una fede e una fiducia nuova: veramente ci sentiamo innalzati anche noi con Cristo, anche noi abbiamo riscoperto la nostra vera patria, l'ultimo approdo a cui tendere, dopo aver osservato gli insegnamenti di Cristo, nostra via. Ecco perché la chiesa ci ha invitati tutti a godere di santa gioia, ecco perché cielo e terra hanno ritrovato il punto di congiunzione e gli uomini hanno visto rinascere la migliore speranza.


Pace & Bene con la Gioia del 
Signore nostro Gesù Cristo. 
Allelluia, Allelluia