✠ Il Vangelo nella 21 Domenica per annuo ✠
✠ Cristo, Tu ci sei necessario ✠

✠ Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Gesù aveva lasciato Tiro e Sidone e si era ritirato con i suoi discepoli nella regione di Cesarea di Filippo città situata ai piedi del monte Hermon nell’estremo nord di Israele. Il luogo si presentava come un crocevia, appositamente scelto dal Maestro. Infatti vi si adoravano altri dei. E lì sgorgano le fresche acque del Giordano. Il luogo sembrava propizio: un invito a riflettere sul senso della vita e sulle opportunità di una realizzazione personale con Lui. Tutto diventava chiamata e vocazione. La natura stessa invitava i pellegrini ad ascoltare la parola di Dio a scegliere con saggezza il cammino della propria vita.
Al centro del Vangelo di questa domenica vi sono due domande fondamentali. Lo sono state per i discepoli allora, lo sono e lo saranno per ogni cristiano: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». I discepoli riportarono a Gesù l’opinione corrente che vedeva nel Giovane Rabbi di Nzareth un profeta: secondo alcuni egli sarebbe Giovanni il Battezzatore risorto dai morti; secondo altri sarebbe il nuovo Elia, il grande profeta rapito da Dio in cielo; secondo altri ancora in lui rivivrebbe Geremia, il profeta duramente perseguitato dalla classe sacerdotale del suo tempo.
Tutte risposte che contenevano una parte di verità, ma ancora insufficienti a esprimere esattamente chi era ed è veramente Cristo.
Ecco perché il Maestro stesso chiede direttamente ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». In questo caso, essi non potevano più limitarsi a riferire i pareri e le opinioni della gente su Gesù; dovevano dire che cosa ne pensassero loro stessi! I Dodici, soprattutto, avevano seguito il Maestro per circa tre anni; l’avevano conosciuto da vicino; avevano lasciato la casa, la barca, il padre; erano indubbiamente rimasti ammirati dai miracoli, affascinati dalle sue parole e dai suoi insegnamenti, stupiti e sorpresi dal suo stile di vita: che ne pensavano?
Il diaologo di Gesù con i suoi discepoli si snodò lungo questa direttrice:
Il diaologo di Gesù con i suoi discepoli si snodò lungo questa direttrice:
· «La gente chi dice che il Figlio dell'uomo?». Per rispondere a questa domanda è sufficiente prestare attenzione alle voci, alle opinioni e ai commenti della gente. È sufficiente raccogliere qua e là delle informazioni. E al riguardo nessuno è compromesso direttamente e personalmente. Chiunque può sapere e conoscere molte cose su di Gesù e non muovere neppure un passo per seguirlo.
· «Ma voi chi dite che io sia?». Gesù provocò i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Per rispondere a questa seconda domanda è necessario scendere nel profondo del proprio cuore. Ci vuole un supplemento di fede. Gesù ci chiede cosa significhi Lui per noi. E non è sufficiente rispondere con dati imparati a memoria. È necessario esaminare la verità profonda della propria esistenza e la decisione personale di seguire il suo cammino. La fede cristiana non è soltanto adesione dottrinale, ma comportamento e vita segnata dal nostro rapporto con Gesù. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui.
Al centro del brano evangelico c’è il breve ma serrato dialogo tra Gesù e Pietro. Centinaia di libri sono stati dedicati a commentare questo incrocio di dichiarazioni:
· «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Solenne professione di fede, che da allora la Chiesa continua a ripetere. Ecco la vera identità del Maestro! Pietro riconobbe in Gesù il Cristo, cioè il Messia, il Re di pace e di giustizia atteso da Israele in favore di tutta l’umanità. Anche noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero "tesoro" per il quale vale la pena di sacrificare tutto. Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano
· «Beato sei tu, Simone, … perché te lo ho rivelato il Padre mio che è nei cieli». Ed è proprio in quanto destinatario di questo dono di grazia che Simone riceve da Gesù un nome nuovo, Kefa’ Pietra. Pietro è la forma in cui si è resa in italiano la parola ebraica Kefa', che significa roccia, pietra inamovibile. Nei Vangeli si possono trovare molte beatitudini o espressione di compiacimento. Questa benedizione sottolinea la povertà delle nostre scoperte umane. E proclama la misericordia di Dio che ha rivelato la sua volontà svelando al tempo stesso la nostra fortuna.
· «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». L'originale gioco di parole indica che Pietro è la roccia. È la prima volta che Gesù parla della Chiesa, la cui missione è l’attuazione del disegno grandioso di Dio di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia. Il pescatore di Galilea è proclamato da Gesù fondamento della sua comunità, la Chiesa, e roccia capace di confermare i fratelli nella fede. “Sulla roccia di questa fede, confessata da san Pietro, Cristo ha fondato la sua Chiesa” (CCC 424). Dopo questa dichiarazione Gesù aggiunse una promessa.
«A te darò le chiavi del regno dei cieli». “Il “potere delle chiavi” designa l'autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa” (CCC 553). Il piano di Gesù riguardo alla sua Chiesa sussiste nel tempo, secondo la tradizionale interpretazione cattolica delle tre metafore: la pietra, le chiavi, il binomio legare-sciogliere. “Il potere di “legare e sciogliere” indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli” (CCC 553). Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa! Nessuno può dire Cristo sì, la Chiesa no! La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui. La missione di Pietro e dei suoi successori è quella di servire l’unità dell’unica Chiesa di Dio; il suo ministero indispensabile è far sì che essa sia la Chiesa di tutti i popoli. Servire dunque l’unità di quanti in Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle è la peculiare missione del Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro.
Cari Amici
Chi è Gesù? Questa domanda percorre, in forme differenti, tutto il Vangelo ed è centrale per la nostra fede. Dalla risposta a tale interrogativo dipende la nostra relazione con lui, il Signore della nostra vita. Il cristianesimo non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo consiste nell’incontro e nel rapporto personale con Gesù.
All’inizio dell’essere cristiano, all’origine della nostra testimonianza di credenti non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. L’incontro con Gesù colpisce, afferra, coinvolge e muove la libertà. E questo perché soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore. Ogni cristiano potrà dirsi tale se, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, rinnoverà tutti i giorni il suo incontro personale con Gesù Cristo e prenderà prendere ogni giorno la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta.
All’inizio dell’essere cristiano, all’origine della nostra testimonianza di credenti non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. L’incontro con Gesù colpisce, afferra, coinvolge e muove la libertà. E questo perché soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore. Ogni cristiano potrà dirsi tale se, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, rinnoverà tutti i giorni il suo incontro personale con Gesù Cristo e prenderà prendere ogni giorno la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta.
La domanda di Gesù raggiunge oggi ciascuno di noi: "Tu chi credi che io sia?". Centro e cuore della fede è riconoscere Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio che dona la vita per noi. La situazione del dialogo di Cesarea di Filippo non è mutata. Nel nostro contesto culturale e sociale c’è un certo disagio di fronte a questa domanda. Non solo anche oggi su Gesù ci sono le più diverse opinioni della gente: ma quel che è peggio è che non si pensa a Gesù come il Redentore dell’uomo, il Salvatore, il Messia. Libri, racconti fantasiosi, interpretazioni fuori di ogni sana tradizione hanno frantumato Gesù Cristo e la sua identità.
Gesù domanda a ciascuno, oggi: "Per te, chi sono io?". La risposta coinvolge tutta la propria persona, scava in profondità, non lascia scappatoie. Il Maestro esige una risposta che impegni in prima persona: non si può rispondere per sentito dire. Ognuno a questa domanda deve rispondere con la propria esperienza personale di Cristo. Avere a che fare con lui non è un evento innocuo o marginale: deve coinvolgere tutta la persona. Il cristianesimo, infatti, non è una ideologia, non è una dottrina, non è una morale: il cristianesimo è il mio rapporto con Gesù!
Spesso la nostra tentazione è quella di voler essere cristiani senza sequela del Maestro Gesù, riducendo la nostra fede a una affermazione dogmatica o all’adorazione di Gesù come Signore e Figlio di Dio. Il criterio per verificare se crediamo in Gesù come il Figlio di Dio incarnato è quello di verificare se siamo disponibili a seguire solo Lui. Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.
Aderire a Gesù non è solo ammirarlo come un uomo o adorarlo come Dio. Chi lo ammira e lo ama stando personalmente lontano, senza scoprire in lui l’esigenza di seguirlo da vicino non vive la fede cristiana in modo integrale. Solo chi segue Gesù si situa nella vera prospettiva per comprendere e per vivere un’esperienza autenticamente cristiana.
Una cosa è certa: quelli che hanno fatto questo salto non tornerebbero indietro per nulla al mondo e anzi si stupiscono di aver potuto vivere tanto tempo senza la luce e la forza che vengono dalla fede in Cristo. Come S. Ilario di Poitiers che si convertì da adulto, essi sono pronti ad esclamare: "Prima di conoscerti, io non esistevo".
Il Papa Paolo VI, vero innamorato di Cristo, scrisse:
O Cristo, Tu ci sei necessario per venire in comunione con il Padre,
per diventare, con Te, che sei unico Figlio, Suoi figli adottivi.
Tu ci sei necessario, o solo Maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e destino e la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del genere umano,
per ritrovare le ragioni della vera fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia,i tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, o Cristo, Signore, Dio-con-noi,
per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino faticoso della vita,
fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli". (Quaresima 1955)
Tutti noi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero tesoro per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano.
Allora: chi è Cristo? Dalla personale nostra risposta dipenderà la nostra vita.
O Padre, fonte di sapienza,che nell’umile testimonianza dell’apostolo Pietrohai posto il fondamento della nostra fede,dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito,perché riconoscendo in Gesù di Nazaretil Figlio del Dio vivente,diventino pietre viveper l’edificazione della tua Chiesa.
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