domenica 13 ottobre 2019

Dal Vangelo Ottobre; Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio.

Gioite, giusti, nel Signore.

PREGHIERA DEL MATTINO
O Dio, Padre nostro, nella santissima Vergine Maria ci hai dato un modello di vita nella fede. Maria è beata perché ha creduto e ha avuto pienamente fede in te. Accettando con un cuore immacolato il tuo Verbo eterno, Maria l'ha concepito nel suo grembo verginale, e l'ha avvolto nel suo amore materno. Maria ha compreso meglio di tutti le parole pronunciate dal suo Figlio e le ha messe in pratica in modo perfetto. Per questo Maria gli è la più cara fra tutti gli esseri umani, in quanto serva di Dio che sa ascoltare e credere.

VANGELO
Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca 11,27-28
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Parola del Signore.


PREGHIERA DELLA SERA
Maria, Madre del Signore Gesù Cristo, tu hai sentito queste parole dalla bocca di santa Elisabetta: "Benedetta tu fra le donne". E il tuo Figlio ti benedice perché, come lui, tu hai ascoltato la parola di Dio e l'hai osservata durante tutta la tua vita. Per questo ti sei mostrata la migliore fra i suoi discepoli. Con gioia, ripeto le parole dell'angelo e di santa Elisabetta: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù...". Insegnami ad ascoltare le parole di Dio, che Cristo ha annunciato e aiutami a metterle in pratica durante tutta la mia vita.

Meditazione sul Vangelo di Lc 11,29-32
Giona e il segno.
Gesù Cristo è un mistero, è il mistero di Dio e non tutti possono riconoscerlo, solo coloro che hanno un cuore aperto e ben disposto. Gesù ha già attraversato molte città predicando, guarendo, compiendo segni. Tutta la sua attività è rivolta alla salvezza dell’uomo. Fa uso della sua capacità taumaturgica pe aiutare le folle a riconoscerlo come Messia, come il Figlio inviato dal Padre per salvare il mondo. Per questo Gesù replica a «questa generazione» che chiede un segno per poter credere in lui, ammonendola che non sarà concesso altro segno se non la sua stessa persona e la sua stessa vita. Oggi, accade anche a noi e ai nostri contemporanei di non riconoscere o di respingere il segno che è Gesù. Cristo è esigente e talvolta ci chiede di fare un salto nel vuoto cioè di credere in lui malgrado la  nostra “ottusità, di sperare contro ogni speranza, di amarlo al di sopra di tutto, perfino di noi stessi. Abituati alla falsa prudenza  di un mondo materialista e relativistico, chiediamo a Cristo un segno, per poter credere in lui e incontriamo il suo monito  chiaro e fermo: non vi sarà dato un altro segno se non quello  Giona. Il segno del cristiano è il segno della croce, è il paradosso del morire per avere la vita, del perdersi per trovarsi, il distaccarsi da tutto per possedere l’unica cosa necessaria. Lo comprese bene la grande riformatrice del Carmelo, santa Teresa di Gesù. Lei stessa ci riferisce nella sua Autobiografia come solamente per mezzo di una grazia Speciale il Signore le fece conoscere le terribili sofferenze che patì durante la flagellazione; e la Santa si valse di questo insegnamento per crescere nella virtù. Chiediamo al Signore, per intercessione di Santa Teresa di Gesù, la grazia di conoscere più intimamente Cristo ed essere disposti a dare la vita per amor suo.



Nel Nome di Dio” Pace & Bene 

martedì 8 ottobre 2019

Dal Vangelo; Chi è il mio prossimo?



Lunedì 7 Ottobre 2019
Beata V. Maria del Rosario Lc 10,25-37
Signore, hai fatto risalire dalla fossa la mia vita.

PRIMA LETTURA 
Giona invece si mise in cammino per fuggire lontano dal Signore.
Dal libro del profeta Giona 1,1- 2,1.11
In quei giorni, fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo». Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia». Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di quest'uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse. Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
Parola di Dio.




CANTO AL VANGELO (cf. Gv 13,34)
R. Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
R. Alleluia.





VANGELO
Chi è il mio prossimo?
+ Dal Vangelo secondo Luca 10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di co! lui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».
Parola del Signore.



Meditazione sul Vangelo di Lc 10,38-42

La parte migliore.

Gesù visita la casa di Marta e Maria, due sorelle che accolgono con grande gioia il Signore. Ciascuna a modo suo si sforza di farlo nel modo migliore: Marta spendendosi nel servizio, Maria sedendo ai suoi piedi per ascoltare ogni sua parola.

In genere, si può essere portati a interpretare troppo facilmente il vangelo di oggi, affermando che in esso Gesù voglia raccomandare la preminenza della preghiera rispetto all’azione. Questa può essere  un’interpretazione incompleta. È vero che gli evangelisti ci riferiscono di molte occasioni in cui il Maestro si ritira per pregare il Padre suo, magari per tutta la notte. Poi, però, lo vediamo subito intraprendere la sua opera di salvezza: guarisce, predica, perdona i peccati, scaccia i demoni. Il rimprovero rivolto a Marta per il suo essere indaffarata, non è provocato tanto dal fatto che sia tutta intenta a lavorare, quanto piuttosto perché, dal tono della sua richiesta a Gesù, pare che lei gli chieda di poter appagare il suo egoismo: Marta vorrebbe che Maria le obbedisse. Il nostro scopo come “discepoli” di Gesù è sempre quello di restare fedeli alla parola del Signore. Sia nella preghiera che nel lavoro. non deve mai mancare l’unione con Lui. In entrambi i casi possiamo assumere l’atteggiamento di Maria di fronte al Signore: quando preghiamo, ascoltiamo attentamente le sue parole, per conoscere la sua volontà per la nostra vita; e, quando lavoriamo, possiamo allo stesso modo fare del nostro lavoro una preghiera a Dio. Si tratta di mettere in pratica il principio cristiano secondo cui si deve essere “contemplativi e missionari”. Ciò aiuta davvero a mantenere la serenità e la pace interiori. Vi sono persone che sono attivissime, che devono continuamente passare da un’occupazione all’altra, ma interiormente vivono in una pace profonda, in una segreta contemplazione, perché mantengono davvero il loro cuore vicino al Signore. Queste persone hanno capito che la forza per fare ogni cosa viene dalla preghiera e dall’unione con Gesù. Analizziamo un giorno qualsiasi della nostra vita e domandiamoci: quanto tempo dedico alla preghiera? Quando svolgo un qualsiasi compito, chiedo aiuto al Signore o lo faccio “da solo”? Quando mi trovo di fronte ad una difficoltà rivolgo il pensiero a Cristo, o mi limito a impegnarmi di più? Se si presenta una tentazione, lotto “da solo” o cerco l’aiuto della grazia di Dio? Quando prego, affido al Signore le mie opere, le mie incombenze, il mio apostolato?


VIVERE LA PAROLA DI OGGI
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Approfitta del tuo tempo.
Non permettere che l’oziosità alimenti pensieri negativi, perché perderai un tempo prezioso che non
ritornerà mai. Leggi di più!
La buona lettura alimenta il cervello e controlla le emozioni.
Il libro è un amico discreto che non si impone a nessuno e parla con noi solo quando abbiamo
volontà di parlare con lui.
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