domenica 3 novembre 2019

Dal Vangelo di Oggi Domenica 3 Novembre 2019 Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal Vangelo di Oggi: Domenica 3 Novembre 2019 
 Lc 19,1-10 
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.





PREGHIERA DEL MATTINO
Mio Dio, tu non metti nessuno fra i “passivi”, tu non rifiuti nessuno a priori. Al contrario, tu rendi possibile a noi tutti la conversione, offrendoci il tuo perdono e la gioia di riconciliarci con te e con gli altri. Avvicinati a me oggi e volgi i tuoi occhi su di me. Aiutami a saldare i miei debiti verso gli altri, a ricompensare il male col bene, qualora abbia fatto del male a qualcuno, e ad essere pronto ad accoglierti oggi. Alleggerisci le mie spalle del fardello di una vita falsa, concedimi la gioia di cambiare interiormente, uniscimi strettamente alla mia famiglia e ai miei amici con i legami di un amore sincero e autentico.

PRIMA LETTURA 
Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.
Dal libro della Sapienza 11,22- 12,2
Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. 

Parola di Dio.




(Dal Salmo 144)

R: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.


SECONDA LETTURA 
Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2Ts 1,11- 2,2
Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Gv 3,16)
Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia.

 


VANGELO 
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
+ Dal Vangelo secondo Luca 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico ela stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.



OMELIA
Nel vangelo di oggi emerge, simpatica ed accattivante, la figura del piccolo Zaccheo. Lo potremmo definire un curioso di Dio, un cercatore di Cristo e, volendo, un arrampicatore sui sicomori. Egli si stacca dalla folla, si libera dall’anonimato, arrampica su un sicomoro, vuole vedere chi è Gesù; per ora non osa sperare di più. Il Signore però trascende i desideri degli uomini e si rende visibile e comprensibile a chi lo cerca con cuore sincero. Gesù guarda con simpatia Zaccheo, rannicchiato tra i rami, e lo invita a scendere “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Gesù attua con Zaccheo la sua solenne promessa e la esplicita ulteriormente dicendo: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. La salvezza coincide con una totale e sincera conversione: Zaccheo alla presenza del Cristo, fa un attento e puntuale esame della sua vita, riconosce i propri errori, si mostra sinceramente pentito, li dichiara in una pubblica confessione alla presenza del Signore, si impegna concretamente a riparare per il maltolto e si rende disponibile a dare ai poveri la metà dei suoi averi. È un esempio mirabile di autentica confessione sacramentale dove tutti gli elementi vengono scrupolosamente e pienamente osservati. Il vero protagonista della storia è però ancora una volta lo stesso Signore: è lui che prende l’iniziativa, lui si autoinvita a casa di Zaccheo, è lui l’autore principale che lo induce alla confessione e alla conversione. Zaccheo potrebbe essere il patrono dei convertiti e anche dei piccoli di statura, di tutti coloro che per vedere qualcosa o qualcuno debbono arrampicarsi su un albero purché non vengano a trovarsi in un deserto! (Padri Silvestrini)

MEDITAZIONE DI SANTA TERESA
Voi lo sapete, madre mia, che ho sempre desiderato essere una santa; ma ahimé! Ho sempre constatato, nel paragonarmi ai santi, che vi è tra loro e me la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia calpestato dai piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Il buon Dio non saprebbe ispirare desideri irrealizzabili; posso quindi, malgrado la mia piccolezza, aspirare alla santità. Diventare più grande è impossibile; devo sopportarmi quale sono con tutte le mie imperfezioni. Ma voglio trovare il modo di salire al cielo attraverso una piccola via diritta, corta, una piccola via nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni; ora non è più il caso di salire i gradini di una scala; nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei trovare l’ascensore per elevarmi fino a Gesù, poiché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio; e ho letto queste parole uscite dalla bocca della saggezza eterna: “Chi è inesperto, corra qui!”. Allora sono venuta, capendo che avevo trovato ciò che cercavo. E volendo sapere, o mio Dio, che cosa farete agli inesperti che risponderanno alla vostra chiamata, ho continuato le mie ricerche, ed ecco che ho trovato: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; vi porterò in braccio e vi accarezzerò sulle ginocchia”. Ah! Mai parole più tenere, più melodiose sono venute a far gioire la mia anima; sono le vostre braccia, o Gesù, l’ascensore che deve portarmi fino al cielo. Io non ho bisogno di diventare più grande; al contrario, bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più. O mio Dio, voi avete superato la mia attesa! Voglio cantare la vostra misericordia. SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO  


Domenica – 31.A Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 19,1-10
Oggi è venuta la salvezza
La figura simpatica e generosa di Zaccheo spicca tra i testi della odierna liturgia domenicale. Zaccheo è in qualche modo uno specchio dell’uomo, di ognuno di noi: è un peccatore, pentito e salvato da Gesù Cristo. “Oggi, la salvezza è entrata in questa casa”. Zaccheo riceve la salvezza da Gesù che “non guarda ai peccati degli uomini in vista del pentimento” (prima lettura). Dio vuole che questa salvezza raggiunga tutti gli uomini, e per questo chiama tutti alla fede in Dio e in Gesù Cristo, una fede che coinvolge la vita. Chi crede e vive della fede è già salvato, anche se soltanto nell’aldilà la salvezza sarà piena e definitiva.
 “Salvezza” significa liberazione dal male, da ogni male; ma soprattutto significa donazione del bene integrale. Gesù salva Zaccheo liberandolo da se stesso, liberandolo dal male fatto a tante persone. Ma non si limita alla sola liberazione: c’è anche il dono. Gesù dona a Zaccheo il bene della fede, della pace, della giustizia, dell’amore. È Gesù che prende l’iniziativa della salvezza, ma è Zaccheo che l’accetta. Quel che accadde a Zaccheo, si ripete per ogni persona che incontra e abbraccia Gesù. Zaccheo era malvisto dai suoi contemporanei. Egli era un peccatore: dire “pubblicano”, infatti, a quei tempi voleva dire “ladro”, dedito alla malavita, venduto al nemico, l’occupante romano. Un uomo tale era disprezzato dai farisei benpensanti che preferivano emarginarlo. Gesù è venuto a “cercare la pecorella smarrita”. Per Gesù, Zaccheo è una pecorella smarrita che bisogna recuperare e ricondurre all’ovile. Il Maestro non ha paura delle critiche dei benpensanti, l’unico suo interesse è salvare Zaccheo e tutta la sua casa. Gesù ricorda al pubblicano i suoi peccati, lo perdona, gli mostra il suo amore e così lo converte e lo salva. Zaccheo da parte sua non ha paura di convertirsi, di rompere con il passato e cambiare vita. Gesù è molto concreto: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. La salvezza non soltanto guarda al futuro, ma è già presente nelle vicende della vita di ogni giorno. La certezza di essere salvati “oggi” dà grande sicurezza a Zaccheo e alla sua famiglia, così come ai Tessalonicesi – ai quali Paolo deve ricordare che “il giorno del Signore”, cioè la sua venuta finale, non è imminente – e a noi tutti nelle circostanze concrete della nostra esistenza cristiana.
Signore, gioia piena nella tua presenza.
Nel Nome di Dio’ Pace & Bene.



mercoledì 30 ottobre 2019

Dal Vangelo - Mercoledì 30 Ottobre 2019 - Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Mercoledì 30 Ottobre 2019
 A di Tempo Ordinario
Lc 13,22-30

Nella tua fedeltà ho confidato, Signore



PREGHIERA DEL MATTINO

Dio, Padre onnipotente, tu non vuoi che l'uomo stia lontano da te, isolato dagli altri e estraneo persino a se stesso. Il tuo amore cerca la sua compagnia. Ti rendiamo grazie per l'amore che hai per noi e che manifesti in tuo figlio Gesù Cristo. Fa' che non dimentichiamo la gravità della tua parola con il pretesto del tuo amore. Non permettere che di te ci fabbrichiamo un'immagine a noi conveniente, per poterla presentare agli altri uomini facilmente e con successo. Gli accadimenti di ogni giorno la spazzerebbero via facilmente, come il vento, e ci ritroveremmo di nuovo nella nostra solitudine. Rendici pronti a metterci in cammino seguendo quanto ci ordina la parola del Figlio tuo, facci infine rinunciare a volerne dare un'interpretazione interessata volta a censurare quanto di essa non ci piace troppo. Perché soltanto lui è il testimone veritiero, il "Figlio unigenito, che è nel seno del Padre”.





VANGELO 
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Luca 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.

La vita di ogni uomo, il percorso di ritorno a Dio di tutta l'umanità è paragonabile ad un duro ed incerto incedere nel deserto, dove tutto è arido e la segnaletica è quasi inesistente. Tutto ci è già stato descritto nella narrazione biblica dell'Esodo. Oggi Gesù, interpellato sul numero di coloro che si salvano, ci parla della porta stretta. Vuole ricordarci che bisogna farsi piccoli ed umili per entrarci, bisogna faticare duro ed essere perseveranti e puntuali all'appuntamento per evitare il gravissimo rischio di arrivare in ritardo e trovare la porta chiusa. Accadde anche alle vergini stolte rimaste senz'olio. Nessuno allora potrà accampare scuse dinanzi al giusto giudizio di Dio; a nulla varrà il vanto di pretese intimità con Dio non suffragate dalla verità e dall'autenticità dei nostri comportamenti. Ci sentiremo dire con sgomento: "in verità vi dico, non vi conosco". Quando la fede si spegne o licenziamo Dio dalla nostra vita, non solo smarriamo la via del Regno, ma la rendiamo colpevolmente inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori, proprio come accadde ai nostri progenitori dopo l'esperienza del primo peccato. Gesù però, ancora una volta, ci conforta: egli si definisce la porta delle pecore. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 
Padri Silvestrini

Mercoledì – 30.a Tempo Ordinario

Meditazione sul Vangelo di Lc 13,22-30
Entrare per la porta stretta.
Lo Spirito Santo intercede per noi con “gemiti ineffabili”. Nella dottrina salvifica esposta da san Paolo nella lettera ai Romani, lo Spirito Santo occupa un ruolo principale. Egli viene in nostro aiuto prima che glielo chiediamo e sa già di cosa abbiamo bisogno prima che apriamo bocca: a noi spetta solo di accogliere questo aiuto con umiltà. Ad un tale che domanda a Cristo quanti sono quelli che si salvano, nostro Signore risponde con un avvertimento: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Il Signore si aspetta che siamo coerenti con le grazie che da lui riceviamo: non basta aver mangiato e bevuto con Lui, occorre portare frutti per presentarsi alla vita eterna.
Le principali preoccupazioni dell’uomo contemporaneo sulla terra sono le cose di questo mondo. È un grosso equivoco dobbiamo lasciarci contagiare da questa visione materialista. La grande ed unica preoccupazione del cristiano deve essere l’amore per Dio e per i fratelli, per poter così salvare la propria anima.  Perché, come diceva santa Teresa di Gesù, «alla fine della giornata chi si salva sa e chi non si salva non sa niente». Il Signore Gesù in questa questione così importante e decisiva – perché si tratta nient’altro e niente meno che della nostra salvezza o della nostra perdizione – parla in modo chiaro e forte. Per entrare nel suo Regno bisogna faticare, nessuno si salva “a letto”, tra le comodità e nella pigrizia. Bisogna entrare dalla porta stretta, e saranno molti a non riuscirci. Perché non ci riusciranno? Forse perché vorrebbero entrare “portandosi dietro” troppe cose; forse perché vorrebbero entrare senza rinnegare se stessi. Sono tanti i motivi per cui non si riesce a passare dalla porta stretta, a proseguire sulla via scomoda! C’è chi crede che per il solo fatto di andare a messa ogni domenica, di pregare un po’ ogni tanto e di non aver mai ammazzato nessuno ha già diritto al Cielo. Chi di noi può far valere di fronte a Dio il diritto di entrare nella sua gloria? Il Cielo, il Regno di Dio, è un dono, è un’offerta che non si può comprare, diciamo pure che in senso stretto non si può meritare, perché partiamo da debitori già fin dall’inizio della nostra esistenza. E’ la misericordia di un Creatore generoso verso la sua creatura a renderci “meritevoli del suo Regno”. E ci sarà poco da meravigliarsi se, alla fine, vedremo passarci avanti molti altri che oggi non riteniamo degni di salvezza. Forse avremo più di una sorpresa!



Nel Nome di Dio' Pace & Bene